martedì 21 gennaio 2003

A Giovanni che gioca sul tappeto

Giovanni stai battendo le mani, seduto sul tappeto tra i tuoi giocattoli.

Gli occhi ti ridono, il piccolo corpo è percorso da un fremito di gioia, guardando le immagini che appaiono sullo schermo della televisione.Non capisci, Giovanni,come sono belli questi momenti, come irripetibili quelli in cui non ti preoccupi e non pensi a ciò che accadrà nel futuro.

Non hai problemi, Giovanni, tranne quello di tirarti su il naso che cola, riuscire a prendere il giocattolo che in questo momento attrae la tua attenzione.Ti guardo, Giovanni, sei affidato a me, questo pomeriggio.

Le ossa mi scricchiolano, i nervi, i muscoli del collo sono tesi come corde di uno strumento, mi fanno male, tanto male da chiedermi come io possa badare a te, mentre sto così male.

Il sudore esce dalle mie mani, dagli occhi, da tutta la pelle cui sono sottese le corde dei tendini impazziti.

Mi chiedo come sia possibile che io sia qui con te, piegata perché tu non ti faccia male, impegnata a distrarti e a farti sorridere, ad insegnarti qualcosa di più di quanto finora abbia appreso.

Tu tendi a me le manine, mi sorridi e mi accarezzi, affondando le dita nelle mie guance, aggrappandoti ai capelli fino a farmi male.

Io rido, Giovanni, e godo di te, del tuo essere così maldestro, incapace, indifeso, piccolo, godo della tua pelle morbida e vellutata, godo delle fossette che interrompono la carne tenera delle tue mani, godo dei tuoi piedini costretti in due paia di calzini, perché fa freddo, dei tuoi pochi capelli distribuiti in modo difforme sulla testa tornita da un artefice sommo, godo della tua bocca disegnata da un maestro mirabile, godo delle tue orecchie, del suono della tua voce balbettante sillabe che solo l’amore capisce.

Giovanni sei piccolo, ancora tanto piccolo da poterti tenere stretto e coprirti con le mie braccia.

Sei tanto indifeso che io, la nonna malata ti può difendere.

Ora Giovanni ti basta il mio occhio vigile, la mia mano dolente ma ferma, le mie braccia stracciate nelle più intime fibre per darti sicurezza e conforto.

Ti basta la mia voce che ancora persuade e comunica amore e tenerezza..

Fino a quando?

Giovanni oggi voglio godermi questo momento e ne ringrazio il Signore.

Quando sarai grande, ricorda di osservare i bambini.Sono la più grande ed efficace scuola d’amore.

 21 gennaio 2003 ore 19