sabato 8 novembre 2008

L'antidoto


Ieri Giovanni, il mio nipotino di 6 anni,  ha avuto una crisi d'asma, di cui soffre da qualche mese.
E' la prima volta che succede in modo imprevedibile, senza che io abbia a portata di mano le medicine  adatte allo scopo.
In attesa del dottore, mentre cercavo affannosamente l'antidoto nella preghiera, Giovanni mi ha spiazzato, dicendomi:
"Forse mi passa, se abbraccio qualcuno!".
Rispondendo commossa al suo abbraccio, ho ringraziato il Signore per quello che, attraverso un bambino, mi stava insegnando.

domenica 2 novembre 2008

Abbracci


Oggi, commemorazione di tutti i defunti, la chiesa gioisce, celebrando la vittoria della vita sulla morte.
Ricordo che chiesi a don Luigi, ero agli inizi del cammino, se era un dogma, quello della resurrezione della carne.
A dir la verità, la cosa non mi piaceva per niente perchè, se in questa vita non potevo prescindere dalle esigenze del corpo, per via della malattia che era diventata la mia scomoda compagna di viaggio, il pensiero di liberarmene mi arrideva parecchio e mi consolava.
“Certo!”, mi aveva risposto scandalizzato il sacerdote, senza però spiegarmi il perchè.


Fu da allora che mi misi a cercare tutti i testi che mi illuminassero sull'infinita misericordia di Dio, che, a mio parere, non poteva permettere che, dietro, ci portassimo un ingombro tanto inutile quanto dannoso.
Così almeno pensavo.


E' stato Giovanni, quando aveva quattro anni, a spiegarmi il mistero.



Per consolarlo della morte recente di mio padre, a cui era molto legato, gli avevo detto che in cielo c'era ad aspettarlo da tempo il suo papà, che lo aveva lasciato, prima che imparasse a camminare, del quale consevava sulla guancia il calore di una carezza ricevuta, quando era ancora in braccio alla madre.
Lui, mio padre, non le cercò altrove, le carezze, né le diede mai, tutto occupato a provvedere ai bisogni materiali della sua famiglia.


Quando, carico di anni e provato dalla malattia, mi diceva che era stanco e che voleva morire per riposarsi, gli rispondevo che aveva un debito di baci e di abbracci, che non ancora aveva assolto nei miei confronti.
Stando a questo, i miei non avrebbero dovuto morire mai, visto che “i figli si baciano solo di notte, quando dormono”, come soleva dire mia nonna.


Ma purtroppo quello che temevamo è accaduto e oggi mi ritrovo a pensare a loro e agli abbracci che mi sono stati negati e che ho negato a mio figlio.
Lo scorso anno il 2 novembre mi colpì l'omelia di don Ermete sulla meditazione dell'antifona d'ingresso della I messa del giorno :

Gesù è morto ed è risorto;
così anche quelli che sono morti in Gesù
Dio li radunerà insieme con lui.
E come tutti muoiono in Adamo,
così tutti in Cristo riavranno la vita. (1Ts 4,14; 1Cor 15,22)

Ci feci un post  a riguardo , tanto mi commossero e mi traghettarono nell'Oltre le sue parole.

Ma il Signore fa nuove tutte le cose e questa mattina mi sono messa a pensare che lo Spirito Santo mi avrebbe parlato anche in una chiesa diversa da quella dove avrei voluto recarmi, anche se , come dice la messa don Ermete, non la dice nessuno.

Ad aspettarmi c'era Gesù, il suo abbraccio inchiodato ad una croce, lo stesso che mi aveva conquistato 8 anni fa, quando per la prima volta varcai la soglia di quella, che sarebbe diventata la mia chiesa.
A petto scoperto, oggi come allora era lì a dirmi:”Guarda che mi fido di te: puoi farmi quello che vuoi, perchè ti amo così come sei e continuerò ad abbracciarti tutte le volte che qualcuno si dimenticherà di farlo al posto mio”.



Mi è venuto subito in mente un'altro abbraccio, quello di mio padre, che se ne andò prima di aver saldato il conto con me, all'abbraccio con il padre che lo stava aspettando, alla festa in cielo per il suo arrivo.
Ho pensato a Giovanni, che non aveva dimenticato quella storia di abbracci, con la quale lo consolai quando dovetti spiegargli che nonno Pierino era tornato nella casa da dove era venuto, e dove tutti ci ritroveremo: la casa del papà di tutti i papà.



Di tutto ciò, il piccolo aveva fatto tesoro e, dopo essersi accertato del legame di parentela che univa me e mio figlio “ Sei tu la mamma del mio papà?”, e ”Questa è tua madre?”, guardando ora l'uno ora l'altro, (un tormentone che durò settimane) se ne uscì dicendo:“Allora perchè non l'abbracci?”, lasciandoci tutti di stucco.

Ricordo il brivido che mi percorse la schiena, la commozione, le lacrime che feci fatica a ricacciare indietro, quando, accorgendosi del nostro imbarazzo, Giovanni, che non sopporta vedere la gente soffrire, aggiunse:
“Non ti preoccupare nonna, in cielo c'è il tuo papà che ti abbraccia!”.



Questa mattina alzando lo sguardo al crocifisso, non ho potuto fare a meno di pensare che il 2 novembre è una festa di abbracci, e che non a caso risorgiamo con il corpo.

Di braccia, almeno, avremo ancora bisogno.

Abbracci


Oggi, commemorazione di tutti i defunti, la chiesa gioisce, celebrando la vittoria della vita sulla morte.
Ricordo che chiesi a don Luigi, ero agli inizi del cammino, se era un dogma, quello della resurrezione della carne.
A dir la verità, la cosa non mi piaceva per niente perchè, se in questa vita non potevo prescindere dalle esigenze del corpo, per via della malattia che era diventata la mia scomoda compagna di viaggio, il pensiero di liberarmene mi arrideva parecchio e mi consolava.
Certo!”, mi aveva risposto scandalizzato il sacerdote, senza però spiegarmi il perchè.

Fu da allora che mi misi a cercare tutti i testi che mi illuminassero sull'infinita misericordia di Dio, che, a mio parere, non poteva permettere che, dietro, ci portassimo un ingombro tanto inutile quanto dannoso.
Così almeno pensavo. 
 
E' stato Giovanni, quando aveva quattro anni, a spiegarmi il mistero.

Per consolarlo della morte recente di mio padre, a cui era molto legato, gli avevo detto che in cielo c'era ad aspettarlo da tempo il suo papà, che lo aveva lasciato, prima che imparasse a camminare, del quale consevava sulla guancia il calore di una carezza ricevuta, quando era ancora in braccio alla madre.
Lui, mio padre, non le cercò altrove, le carezze, né le diede mai, tutto occupato a provvedere ai bisogni materiali della sua famiglia.

Quando, carico di anni e provato dalla malattia, mi diceva che era stanco e che voleva morire per riposarsi, gli rispondevo che aveva un debito di baci e di abbracci, che non ancora aveva assolto nei miei confronti.
Stando a questo, i miei non avrebbero dovuto morire mai, visto che “i figli si baciano solo di notte, quando dormono”, come soleva dire mia nonna.

Ma purtroppo quello che temevamo è accaduto e oggi mi ritrovo a pensare a loro e agli abbracci che mi sono stati negati e che ho negato a mio figlio.
Lo scorso anno il 2 novembre mi colpì l'omelia di don Ermete sulla meditazione dell'antifona d'ingresso della I messa del giorno :

Gesù è morto ed è risorto;
così anche quelli che sono morti in Gesù
Dio li radunerà insieme con lui.
E come tutti muoiono in Adamo,
così tutti in Cristo riavranno la vita. (1Ts 4,14; 1Cor 15,22)

Ci feci un post a riguardo , tanto mi commossero e mi traghettarono nell'Oltre le sue parole.

Ma il Signore fa nuove tutte le cose e questa mattina mi sono messa a pensare che lo Spirito Santo mi avrebbe parlato anche in una chiesa diversa da quella dove avrei voluto recarmi, anche se , come dice la messa don Ermete, non la dice nessuno.

Ad aspettarmi c'era Gesù, il suo abbraccio inchiodato ad una croce, lo stesso che mi aveva conquistato 8 anni fa, quando per la prima volta varcai la soglia di quella, che sarebbe diventata la mia chiesa.
A petto scoperto, oggi come allora era lì a dirmi:”Guarda che mi fido di te: puoi farmi quello che vuoi, perchè ti amo così come sei e continuerò ad abbracciarti tutte le volte che qualcuno si dimenticherà di farlo al posto mio”.

Mi è venuto subito in mente un altro abbraccio, quello di mio padre, che se ne andò prima di aver saldato il conto con me, all'abbraccio con il padre che lo stava aspettando, alla festa in cielo per il suo arrivo.
Ho pensato a Giovanni, che non aveva dimenticato quella storia di abbracci, con la quale lo consolai quando dovetti spiegargli che nonno Pierino era tornato nella casa da dove era venuto, e dove tutti ci ritroveremo: la casa del papà di tutti i papà.

Di tutto ciò, il piccolo aveva fatto tesoro e, dopo essersi accertato del legame di parentela che univa me e mio figlio “ Sei tu la mamma del mio papà?”, e ”Questa è tua madre?”, guardando ora l'uno ora l'altro, (un tormentone che durò settimane) se ne uscì dicendo:“Allora perchè non l'abbracci?”, lasciandoci tutti di stucco.
Ricordo il brivido che mi percorse la schiena, la commozione, le lacrime che feci fatica a ricacciare indietro, quando, accorgendosi del nostro imbarazzo, Giovanni, che non sopporta vedere la gente soffrire, aggiunse:
Non ti preoccupare nonna, in cielo c'è il tuo papà che ti abbraccia!”.

Questa mattina alzando lo sguardo al crocifisso, non ho potuto fare a meno di pensare che il 2 novembre è una festa di abbracci, e che non a caso risorgiamo con il corpo.

Di braccia, almeno, avremo ancora bisogno.