venerdì 9 novembre 2012

Domande

Ieri toccando la pelle staccata dal muscolo che pendeva dall'avambraccio del nonno, Giovanni, ( inclementi questi bambini!) ha fatto questa domanda.
Perchè la pelle dei vecchi se ne va di qua e di là?”
Perchè il corpo è soggetto alla corruzione e pian piano le cellule muoiono.
Anche a te accadrà un giorno di diventare vecchio e di avere la pelle avvizzita”Ho risposto.
Dalla faccia che ha fatto , la prospettiva non gli è piaciuta, così sono corsa ai ripari.
Guarda i fiori di pesco che in primavera rallegrano il nostro balcone, quanto sono belli, specie appena sbocciati, con le foglie turgide che si poggiano sopra il ramo.. Poi guarda cosa succede nel tempo. I petali appassiscono e il fiore muore.
Al suo posto troviamo un sacchetto, un piccolo scrigno. E' il frutto che mangeremo.
Al suo interno c'è un seme che possiamo piantare perchè nasca un'altra pianta.

(1Cor 3,9-11.16-17)
Fratelli, voi siete edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.
Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

Dopo aver letto ciò che oggi la liturgia ci invita a meditare sto aspettando che Giovanni torni da scuola per dirgli che noi siamo come quel fiore che porta frutto solo se rimane attaccato alla pianta.


venerdì 2 novembre 2012

Il lepronte: Abbracci

Il lepronte: Abbracci: Oggi, commemorazione di tutti i defunti, la chiesa gioisce, celebrando la vittoria della vita sulla morte. Ricordo che chiesi a don ...

giovedì 1 novembre 2012

Halloween e catechesi









Così due anni fa, festa di tutti i Santi, si presentavano le porte d'ingresso delle nostre reciproche case: quella di Giovanni ed Emanuele e la nostra.
Giovanni ha voluto sapere di chi erano quelle fotografie
.

venerdì 5 ottobre 2012

Vangelo e bambini


VANGELO (Mt 11,20-24)
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Guai a te! ho detto a Giovanni, mentre lo vedevo avventurarsi sui gradini della scala, inavvertitamente lasciata vicina al basso muro del terrazzo.
Nella foga, ieri, di sottrarre alla furia degli elementi le nostre cose, ce n'eravamo dimenticati.
Guai a te se non scendi! ho urlato più forte, visto che non mi stava a sentire.
Guai a te se ci provi di nuovo! gli ho ripetuto con aria minacciosa , dopo che ero riuscita per puro miracolo ad afferrarlo, prima che si sfracellasse, cadendo di sotto.
Mi sono calmata solo quando l'ho stretto tra le mie braccia, ringraziando il Signore perchè, attraverso i piccoli che mi ha affidato, mi fa capire il vangelo, che in questi ultimi giorni non è tenero per niente per chi disubbidisce.

I guai sono quelli che ci vengono dal voler fare di testa nostra, dal rifiuto ad ascoltare chi ci vuole bene.
Dio non c'entra con tutti i guai che ci portano alla morte.

martedì 25 settembre 2012

Come nascono i bambini

Disegno fatto in occasione della nascita di Filippo Maria, il figlio di una coppia di amici

Giovanni, che è diventato grande, finalmente ha capito come nascono i bambini.
E dire che c'è chi pensa che li portano le cicogne!
Così ha fatto un disegno che lo spiega

Un angelo spara  dal cielo un semino : Filippo Maria, che con l'astronave, raggiuge l'ombelico della mamma che con il papà aspetta alla finestra.

Emanuele guarda il fratello, lo ascolta e poi dà la sua versione. Un cuore che con una freccia porta un cuore ad un altro cuore!


mercoledì 5 settembre 2012

Premi


Per educare i bimbi, che mi sono affidati, alla solidarietà, in vista di un impegno grande che ci coinvolge tutti, per una persona bisognosa di aiuto, ho raccontato a Giovanni ed Emanuele come fu che vinsi il primo premio di un concorso letterario, consistente in 600.000 lire.
La storia la trovate scritta  QUI
Per tutta risposta, Giovanni mi ha chiesto se sapevo qual era il voto più alto che si prende a scuola.
" Dieci e lode?" ho risposto.
" No, nonna. Dieci e lode più più più".
"Confesso che non lo sapevo.Eppure ho fatto l'insegnante per tanti anni. La vecchiaia fa brutti scherzi, purtroppo.
 E tu l'hai preso?" .
Certo nonna, parlando di una persona speciale.
Gli chiedo se mi fa vedere il compito premiato con un voto così alto.
Non credevo fosse possibile nel caos dei quaderni e dei libri dello scorso accantonati in cantina , trovare la perla, lo scintillante.
E invece è accaduto senza neanche troppa fatica.
Ecco il testo
 
Un personaggio paticolare.

Io conosco una persona buona, che mi dà consigli e mi incoraggia: mia nonna.

È nata nel 1944, quindi sta su i 69 anni(  Giovanni, la matematica!). E' piuttosto cicciottella ( è vero, grazie del cicciottella), e per questo si è messa a dieta. Hai i capelli ricci tinti di giallo ( che schifo! ), indossa sempre un camice azzurro(!!!), Ha le gambe cicciottelle( questa è una menzogna!),  mani abili nel cucire e ricucire vestiti ed altro( vero, verissimo). 
C'è un fatto che vorrei raccontare e che l'ha condizionata: eccolo.

Mia nonna, quando andava ai compleanni di suo fratello Nuccio a portargli i regali, egli non la degnava neanche di un grazie. 
Un giorno Nuccio si ammalò e mia nonna restò molto con lui. 
Poi il fratello morì. 
Mia nonna, quello stesso giorno, entrò in una Chiesa. 
È strano perché fino ad allora non conosceva Dio. 
Sentì le parole di un salmo e si chiese dubbiosa chi aveva scritto quelle cose. Poi una voce glielo disse nel cuore.

Ora aveva conosciuto Gesù e aveva ricevuto un grazie dal fratello da lassù.
Da quel momento fu sempre felice fino ad ora e va.
Sono contento di questa cosa. Nonna mi racconta che il fratello continua a parlarle.

Ora ho descritto mia nonna, la persona più particolare che conosca.

giovedì 26 luglio 2012

Sfogliando il diario

Emanuele e le parabole

 
Matteo 13,10-17 -
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: “Perché parli loro in parabole?”.
Egli rispose: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: “Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani”.
Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono!”.
"Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato"


Sembra una cattiveria, quello che dice Gesù. E gli altri? Che male hanno fatto?
Mi sono sempre chiesta perchè ci sono quelli a cui è impedito di conoscere i misteri del regno dei cieli.
Oggi ho avuto la risposta, quando finalmente, dopo tre giorni che stavo con il mio nipotino Emanuele di due anni, ho capito cosa mi stava dicendo.
Con me ci sta sempre per poco tempo, perchè si prende cura di lui l'altra nonna. 
Io supplisco quando lei non può.
Ebbene finalmente quello che mi sembrava un balbettio insensato ha preso senso e ho scoperto l'universo misterioso e nascosto del cuore di questo bimbo.
Il segreto? Stando con lui ho imparato il suo linguaggio.
Allora mi sono detta che nelle parole di Gesù è nascosta una grande verità.
Se non lo frequenti, se non lo inviti a casa tua, se non decidi di metterti a suo servizio, non riuscirai mai a capirlo e a gioire per tutto ciò che esce dalla sua bocca.

24 luglio 2008

sabato 21 luglio 2012

Babele moderna

Viviamo in una civiltà schizofrenica e non bisogna andare lontano per accorgersene.
Ieri con una sofferenza indicibile, ma con tutto l'amore che potevo metterci, ho preparato il pranzo per tutti, pur se le mie forze non bastavano a prendermi da sola un bicchiere d'acqua. 
Sapevo che i bambini sarebbero tornati affamati dalla scuola dell'estate, che mio figlio e mio marito girano come le trottole per cercare soldi e lavoro, che mia nuora, l'unica con un posto non si sa per quanto tempo sicuro, sarebbe tornata, approfittando della pausa pranzo, che si riduce a 15 minuti,(viste le distanze) e che non c'era niente di pronto.
Consapavole che nessuno mi avrebbe ringraziato, perchè nessuno aveva chiesto, mi sono guardata intorno e ho visto come vanno le cose.
Ognuno era proiettato in quello che avrebbe dovuto fare il pomeriggio o il giorno dopo. 
Di qui rimproveri perchè i bambini si stavano sporcando, a me indicazioni per non farli scendere in giardino a giocare, perchè dovevano essere lavati asciugati e vestiti di tutto punto per le 17.30, ora fissata per il controllo annuale dalla pediatra.
Mio marito e mio figlio parlavano al telefono per dare preventivi o prendere ordini, mia nuora urlava perchè era tardi ed era stanca e nessuno la stava a sentire per i vestiti che poi i bimbi avrebbero dovuto indossare.
Il problema è che nessuno ha capito dove li aveva messi.
Mio figlio è andato a stirarne degli altri, mio marito ha fatto fare la doccia solo a Giovanni, facendogli indossare canottiera e mutande di Emanuele che ha 4 anni di meno,  e la maglia e i pantaloni sudati e sporchi della scuola dell'estate.
Emanuele si è defilato dicendo che stava facendo un disegno e che non aveva tempo per la doccia.
Non so cosa sia successo alle 17,30 quando la mamma, uscita dall'ufficio se li è venuta a prendere di corsa, e non lo voglio sapere.

C'è stato però un momento, in cui gli adulti si sono allontanati da tavola, e io sono rimasta sola con i bambini.
Mi sono bastati cinque minuti per sapere cosa avevano fatto al mattino.
Emanuele ha confidato a me e al fratello che ha trovato un amico che gli ha insegnato a fare il portiere. Gli ha detto che per allenarsi, in mancanza di un compagno con cui giocare. basta anche un muro su cui lanciare con forza la palla e poi cercare di prenderla.
Giovanni che è un portiere collaudato mi ha detto che aveva scoperto una cosa importante, proprio quel giorno.
"Volere non è potere" mi ha detto, perchè gli avevano fatto goal da una posizione che riteneva supercollaudata e sicura.
Ho chiesto loro se quello che stavano mangiando era buono. 
"Buonissimo!" hanno risposto.
"Allora ringraziamo Dio, perchè se fosse dipeso dalla nonna,  le cose sarebbero andate in tutt'altro modo."
Peccato che poi sia rientrato mio figlio sul più bello per ricordare a Giovanni di mettersi il deodorante.
Ieri sera sotto le poltrone della sala ho trovato un sacchetto con i vestiti puliti e in ordine che i bambini avrebbero dovuto indossare.

Questo è il disegno di Emanuele
Un camion porta una casa. Dove?

martedì 17 luglio 2012

Si era sbagliata


Emanuele poi ha deciso di andare alla festa di Elèna. Gli ha comprato di regalo la sacca di Hello Kitti rosa, e lei, quando l'ha vista, gli ha dato tanti bacini e poi l'ha fatta vedere alla mamma.
Gli ha detto che si era sbagliata quando aveva detto che lei e Michele si sarebbero sposati, l'ultimo giorno di scuola.
Avevano in verità fatto anche i bigliettini di matrimonio ed Emanuele ci era rimasto molto male, anche se non voleva darlo a vedere.
L'idea di rimanere amici non gli piaceva per niente.
Perciò non ha avuto dubbi sulla sua sincerità e per tutto il tempo ha ammirato i  i pendagli luccicanti  che facevano drin drin, attaccati ad un veletto che scendeva dietro fino alle caviglie.
Sotto aveva il costumino di Minnie.
Federica pure aveva il costumino di Minnie, ma solo quello, mica quella meraviglia che portava Elena.
Si era sbagliata, continuava a dire, mentre mi raccontava della festa, si era sbagliata e rimaneva sempre la sua fidanzata.

mercoledì 4 luglio 2012

Pene d'amore


Sono tornati. Sul grande lettone mi hanno raccontato le loro esperienze di questi ultimi giorni.
Emanuele è laconico e dice che non ricorda cosa ha fatto da nonna Rita, solo che hanno mangiato fuori perchè era fresco.
"Sono passati tanti giorni nonna, come posso ricordare cosa ho fatto?"
Eppure , tempo qualche minuto, mi parla di Elèna, la sua fidanzata ufficiale, da quando va alla scuola materna (prima si chiamava "asilo", ma non si può dire e questo è l'ultimo anno).
Elena anche quando cambiava fidanzato, lui non si scoraggiava, certo che sarebbe tornata da lui, perchè lui non ci aveva litigato.
Così è successo che lui è sempre stato fedele al patto, anche quando veniva tradito.

Emanuele racconta che negli ultimi tempi lei lo comandava e pretendeva che facesse tutto quello che lei diceva.
Il fatto che lui si fosse tagliato i capelli l'aveva fortemente contrariata tanto che gli aveva detto che non le piaceva più.
Anche lei si era tagliata i capelli  ma lui, anche se  la preferiva con i capelli più lunghi, continuava ad essere fidanzato con lei.
 Ma l'ultimo giorno di scuola Elèna si è fidanzata con Michele e hanno anche fatto i bigliettini del matrimonio.
Lei gli ha detto che rimanevano amici, ma  Emanuele questo non lo capisce,
Si è consolato solo pensando che non ha più chi lo comanda.

Ora che la scuola si è chiusa l'unica occasione per rivedersi è lunedì, per il compleanno di Elèna, a cui è stata invitata tutta la classe.
Lui non ci vuole andare.

Chissà se il papà riuscirà a convincerlo che tra gli invitati ci sarà anche Federica, che gli piace, con la quale si potrebbe fidanzare?

domenica 1 luglio 2012

Ritorni



Oggi tornerà Giovanni dalle vacanze di branco. Sono andati a prenderlo a Sant'Eufemia a Maiella papà e mamma con Emanuele.
Emanuele dal canto suo si è fatta anche lui una vacanza. Con la sua brava valigia si è trasferito in questi ultimi giorni da nonna Rita. 
I genitori hanno fatto gli sposini e questo è un dovere sacrosanto che dovrebbero assolvere tutte le coppie.
" Una volta alla settimana, al mese, se non vi riesce, pagate una baby sitter, dateli ai nonni, cercate in opgni modo di liberarvi dei figli perchè possiate riassaporare la meraviglia dell'inizio e riprendere forza e vigore dall'incontro, rigorosamente da soli"
Così consigliamo alle coppie che accompagnamo .
Anche noi siamo rimasti da soli, ma siamo stati impegnati in tutt'altro.
Di sicuro abbbiamo sentito la nostalgia delle nostre piccole pesti. 


 


domenica 27 maggio 2012

Doni dello spirito

 
Oggi è Pentecoste.
Il mio pensiero va a quando, per la preparazione alla Comunione e alla Cresima, che feci contemporaneamente a 6 anni,  dovetti imparare a memoria cosa ci avrebbe portato lo Spirito Santo.

Allora però non ci aiutarono i disegni,presi da Internet, per rendere meno ostica la materia.
Lo Spirito Santo rimase per me un illustre sconosciuto, un optional, su cui non mi sono mai soffermata, nonostante abbia dall'età di due anni, fino alla maturità, frequentato un istituto di suore.
Questa mattina, mentre mi accingevo a fare un POST per la Pentecoste, mi si è aperta la pagina in cui descrivevo come era nato il nostro albero di Natale.
Come una conversazione dolcissima con Emanuele, mi aveva spinto a farne uno decisamente alternativo.
"Cosa ci porta Gesù?", gli chiesi, mentre stavamo entrambi malati a letto.
"L'arcobaleno, coccole, abbracci, ti voglio bene, il cielo, il sole, la gioia, gli amici, l'amore".
Forse avrei capito di più se a farmi il catechismo ci fosse stato Emanuele.

lunedì 21 maggio 2012

Scintillanti





Ieri Giovanni ha festeggiato la sua prima Comunione.
Con questa lettera abbiamo accompagnato il regalo. 

Caro Giovanni,
cosa dirti in questo giorno in cui ci chiami condividere la gioia di aver trovato finalmente lo SCINTILLANTE, la fonte, quella che illumina il mare increspato del mattino, riempiendo di luce le piccole gocce d'acqua, che ti fecero sgranare gli occhi quando eri piccino?
L'hai visto, l'hai sentito, l'hai toccato Gesù!
Ti sei emozionato, commosso quando i vostri sguardi si sono incrociati.
La Sua tenerezza ti ha percorso la schiena.
L'amico, il fratello, il padre, quello che ti ama anche se fai i capricci, anche se sbagli un rigore...
Non c'erano, il 5 aprile, Giovedì santo,il giorno della tua prima Comunione, fotografi nè invitati, ma solo voi bambini, gli amici intimi di Gesù, quelli a cui non ha nascosto i misteri più grandi del regno.
In quell'occasione hai visto realizzato finalmente il desiderio che anni fa avevi espresso in un disegno che tenevamo gelosamente custodito in un cassetto.
Essere il tredicesimo apostolo.
Ricordi quando chiedevi dove potevi trovare Gesù? E quando ti venne l'idea della sedia vuota da mettere a tavola perchè ci si sedesse, dello spazio che gli hai fatto nel letto così che te lo sei abbracciato?
Ricordi quando eri triste e ti bastava un caro caro, una canzone, una storia, la luna, le stelle, un fiore, una formica, per tornare a sorridere?
Ricordi quanto ti rendeva felice, dopo aver deciso di fare il buono, scoprire gli scintillanti, quando cercavi di cacciare l'angioletto cattivo, forzando con le dita le palpebre, per aprire gli occhi e farci uscire la luce?
Gli scintillanti, ricordi?
Era un gioco, ma anche un cammino alla ricerca di ciò che ci rende felici.
Un giorno facesti un disegno in cui, contornati da raggi di luce, tu piangevi e io ti stringevo la mano.
Mi dicesti, porgendomi il foglio “Ecco nonna il paradiso: quando tu mi accarezzi e mi consoli.”
Un'altra volta, dopo aver constatato che tutti giochi che ti avevano regalato al compleanno, ti avevano solo fatto venire il nervoso, perché erano tanti, perché ci mancavano le pile, perché ci voleva qualcuno che ti spiegasse e giocasse con te, esclamasti che quelle cose non servivano a rendere felice un bambino.
Serviva un bacio, un abbraccio, uno che gli volesse bene.
Per carnevale comprasti la maschera dell'eroe buono, il Sommo Luminescente, perché credevi che c'è sempre uno che riporta la pace, la salvezza, la gioia, aggiusta tutte le cose, ripara le ingiustizie.
Il robot che, uscito dal castello di Erode, sparava fiori sulla strada, per riportare la pace, i robot che catturavano la polvere di stelle per ridare luce ai fiori e vita ai pesci, i disegni della luna e del sole che ballavano insieme, delle nuvole che si erano messe d'accordo per far smettere di piangere un sole bambino, parlavano della tua sete di pace, di amore, di vita.
Avevi imparato a dire grazie per tutto: per i fiori, per gli uccellini, grazie per il parcheggio, grazie per una persona adulta che ti facesse fare il bagno al mare, grazie per un bambino che giocasse con te … grazie per la luna, per il sole, per le patate, per i colori...
Dio amore, scrivesti sotto le tre persone disegnate che si tenevano per mano: una mamma, un papà e un bimbo.
Avevi 4 anni e non sapevi ancora scrivere. Chissà dove avevi imparato!
La tua famiglia ideale.
Quando l'hai fatto pensammo fossi diventato un profeta e non ci soffermammo sul fatto che mancava Emanuele.
Perché Emanuele era nato da quattro mesi, ma tu, solo l'anno successivo, lo hai messo con te ad aspettare Babbo Natale, nel disegno attaccato alla porta d'ingresso.
Se te ne ricordavi gli davi i connotati di una bimba, la “sorellina che avresti voluto sposare”.
In un disegno la mettesti accanto alla mamma, che ti separava da lei, nella casa roulotte dove tutti si volevano bene e tutti volevano bene a Gesù.
Però i raggi che riunivano le persone nell'amore erano quattro, papà e la nonna, la sorellina e la mamma divisi da una scala, su cui tu piccino ti accingevi a salire per vedere cosa stava facendo il nonno al piano di sopra.
Eravate gli unici che non salutavano dalla finestra della roulotte, gli unici per conto vostro.
In te c'era la tensione a cercare un aggancio nella persona che sentivi più amica, più disponibile ad accettarti per come eri e a giocare con te, dimenticando le regole.
Ma dovevi uscire dal guscio e scontrarti con un mondo diverso da quello ovattato della tua casa.
L'anno dopo comprasti la maschera da scheletro per fare paura
e eri ansioso di vedere se i tuoi amici si sarebbero spaventati davvero, se finalmente, indossando una maschera potevi stare tranquillo, difeso dalle loro aggressioni.
I mostri si erano sostituiti ai Tele-tubbies, a Byron, il tuo peluche di carne che ci aveva lasciato, alle braccia accoglienti dei nonni, quando mamma e papà erano al lavoro, alla curiosità sempre soddisfatta di scoprire il bello e il buono di ogni cosa.
Giovanni, in questa ricerca di ciò che ti rende felice sei arrivato a pensare che forse bisognava fare paura per non essere sopraffatti dagli altri, messi da parte, presi per il cravattino... la temuta cerniera, le sciarpe, perché qualcuno se ne potrebbe servire per catturarti e farti morire strozzato.
Ora con fierezza porti senza problemi il fazzolettone, simbolo che sei un lupetto legato ad un branco che ti protegge e che devi proteggere con l'aiuto di Dio.
Sei diventato anche portiere e hai imparato a parare i colpi degli avversari.
La preghiera è diventata per te lo strumento per allontanare la paura.
Oggi ci hai invitato a fare festa con te, per condividere la gioia di stare con la Persona che ti ha cambiato la vita.
Per tutto quello che attraverso di te abbiamo capito del mistero di Dio, GRAZIE.
Gesù, lo Scintillante, sia sempre la luce che fa brillare i tuoi occhi.
Perché bisogna ridiventare bambini per capire il senso delle parabole.

nonna Etta e nonno Gianni
Salmo 8
Con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Le bomboniere

martedì 15 maggio 2012

Sorprese


Giovanni, domenica prossima, farà la sua Prima Comunione ufficiale,  con la festa e i regali. 
Quella ufficiosa, la più importante, l'ha già fatta Giovedì santo, quando per l'occasione don Emilio si è messo il grembiule e ha lavato i piedi a lui e ad altri 80 bambini.
Da allora sta  preparando questo momento collaborando con i genitori a scrivere meditazioni e preghiere personali su un libretto che verrà quel giorno donato a tutti quelli che parteciperanno alla festa.
"Gli scintillanti" il titolo.
Voi fate finta di non sapere niente perchè è una sorpresa.



domenica 22 aprile 2012

Lo sguardo


Leggendo il POST di Riccardo mi è venuto in mente Emanuele con cui stavo parlando, seduta al tavolo,vicino a lui, mentre facevamo merenda, ieri pomeriggio.


"Scusa nonna, ti dispiace se mi metto di fronte, così ci guardiamo negli occhi?", mi ha detto spiazzandomi.

Io ci avevo messo molto tempo, molto studio, molta cultura, per capire che cosa significa

"Gen 2,18 E il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».

Che nella vecchia traduzione era "Non è bene che l'uomo sia solo, gli voglio fare uno che gli sia simile".

Nel testo originario la parola è così pregnante che porta in sè molti significati ( che gli stia di fronte, che lo guardi negli occhi, che gli risponda, che risponda di lui) .

A ben pensarci se non guardi negli occhi il tuo interlocutore significa che non lo ascolti, non lo conosci e in lui non ti riconosci.

I bambini, davvero sono grandi maestri!

Ricerca

VANGELO (Lc 24,35-48)

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».


Guardate le mie mani e i miei piedi, sono proprio io!”
Signore, oggi tu ci inviti a guardare le tue ferite, a riconoscerti attraverso i segni della tua passione, inequivocabili prove del tuo amore per noi.
Giovanni un giorno mi ha chiesto dov'eri, dove poterti trovare.
L'idea di mettere una sedia in più per te, quando la tavola è apparecchiata, per darti da mangiare, farsi da parte nel letto per poterti abbracciare, fu sua.
Aveva ben capito, prima di noi grandi, che, per renderti visibile, doveva farti spazio.
Allora pensai che, attraverso le parole di un bimbo, mi stavi invitando ad accoglierti nella mia casa, mettendo a disposizione ogni stanza, anche la più riservata, per entrare in una più stretta comunione con te.
Anche Emanuele mi ha chiesto dove stavi, all'improvviso, senza che me l'aspettassi.
A lui non avevo avuto modo di parlargli di te, come è accaduto per Giovanni.
Troppo poche le opportunità per stare insieme, fino a quando ha avuto bisogno di chi lo prendesse in braccio, senza farlo cadere.
Ma non ho potuto fare a meno di usare le braccia, per stringerlo a me, quando sono stata chiamata a rispondergli.
Gli ho detto che tu eri in quell'abbraccio, nell'abbraccio di quanti si prendono cura di lui.
Che tutte le volte che gioca con il suo fratellino, senza fargli i dispetti, tu sei lì presente in mezzo a loro.
Oggi, pensando a Giovanni ed Emanuele, mi chiedo se sono riuscita a farti spazio, se ho aperto le braccia per farti entrare nel mio cuore, se al tuo abbraccio ho risposto con un altro abbraccio.
L'unico modo per mettere in contatto le ferite: le tue e le mie.

Guardami, Signore.
Portami a riconoscere le mie ferite, a vedere ciò che non vedo.
Solo se tu ci metti il dito, potrò guarire.

Catechismo e peccati

Giovanni il giorno della prima Comunione(5 aprile  2012)

Giovanni è da tanto che non usciva con noi. Veramente era abituato ad venire con me, quando ancora guidavo la macchina. Ma da sei mesi non è più così.
Così ha osservato il nonno che caricava e scaricava la spesa, che montava e smontava la sedia a rotelle, che mi prendeva la borsa e mi porgeva il braccio.
" Ma tu nonno quanti peccati hai fatto?"è stato il suo commento.
"Perchè con le opere buone che fai li hai già scontati tutti".
Chissà cosa gli hanno insegnato al catechismo!


giovedì 19 aprile 2012

E' nato Filippo Maria

Emanuele, non è bravo in disegno, ma rappresenta tutto con il cuore. 
L'unica cosa che gli riesce bene. 
Questi tre cuori siete voi, mamma Anna e papà Massimo che, come leggere farfalle, volate sui fiori appena sbocciati, al sole di primavera.
Un evviva, alleluia grande anche da nonno Gianni e nonna Etta.

giovedì 5 aprile 2012

Il tredicesimo apostolo.


Questa sera Giovanni farà la sua prima Comunione. 
Non ci saranno fotografi nè invitati, ma solo loro i bambini, gli amici intimi di Gesù, quelli a cui non ha nascosto i misteri più grandi del regno. 
Dopo che il sacerdote avrà lavato loro i piedi, la festa sarà grande nei loro piccoli cuori dilatati a dismisura,  per contenere tutti quelli che nella piccola chiesa non possono materialmente entrare, perchè è piccola e loro sono 82.
Giovanni vedrà realizzato finalmente  il desiderio che anni fa aveva espresso in un disegno che gli  tenevo  gelosamente custodito in un cassetto.
Essere il tredicesimo apostolo.





mercoledì 4 aprile 2012

Fare la pace


Ieri una bambina di sette anni che, insieme ai genitori, ai nonni e ai suoi tre fratellini più piccoli, ha assistito all'incontro per in Battesimo dell'ultimo nato, Luigi, ci ha fatto la catechesi.

Mentre gli adulti erano occupati a calmare i piccoli che si erano scatenati, mi sono rivolta a lei che sembrava la più interessata al discorso.

Infatti si parlava dei regali che i bambini in occasione del Battesimo ricevono dai parenti ed amici e da quelli più importanti che Dio fa e che non hanno taglia, nè scadono.

"I doni sono :la fede, la speranza e la carità, vale a dire l'amore. " ho detto.

"L'amore è il regalo più grande, quello che i genitori devono insegnare e trasmettere ai loro figli.

Ma tu sai cos'è l'amore?"

"Sì. Quando due si vogliono bene."

"Papà e mamma si vogliono bene?"

"Sì"

"E da dove lo riconosci ?"

" Dal fatto che fanno la pace."

"Allora cosa devono insegnare ai figli?"

"A fare la pace."

SALMO 8
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

giovedì 29 marzo 2012

Attesa


In attesa che il pavimento si asciughi per poter uscire dalla mia camera, in attesa che mi venga un' idea vincente, risolutiva, in attesa che arrivi l'una per andare dal
" mi dica" di turno, in attesa che il tempo passi in fretta su giornate sempre più prive di senso, sono approdata al  post  di Daniela che parla dell'adesso di Dio, dell'eterno presente.
Ieri, quando a Giovanni, (che giovedì santo farà la prima comunione), ho parlato della vita eterna, si è sentito male, molto male.
Anche io, se penso a certi "presenti" mi sento male di più.
Il cammino di fede è irto di ostacoli, di squarci di luce che scompaiono subito. E' sulla nostalgia di quella luce che si gioca il nostro destino.

domenica 11 marzo 2012

Mi compri il gelato, grazie!



" Mi compri il gelato, grazie."era il modo con cui il nipotino era certo di essere accontentato.
Me l'ha raccontato una nonna per insegnarmi come chiedere a Dio le cose.





giovedì 8 marzo 2012

Il nome

Sfogliando il diario...
 
Una delle prime certezze acquisite fin da piccola fu che a mio figlio mai avrei dato il nome di un nonno, perchè mi sembrava una barbara usanza, una violenza vera e propria.
Mio figlio si sarebbe dovuto chiamare Marco, quindi, e non Franco, come il padre di mio marito, perchè questa soddisfazione era l'ultima che gli avrei voluto dare, a costo di passare sul suo cadavere.

Ma quando nacque mio figlio Franco era  domenica sera, durante l'orario delle visite.
A quell'ora, a fargli festa, c'erano tutti, compreso il nonno in questione, (tranne io, che ero sotto anestesia).
Quando mi svegliai me lo trovai già bellechiamato con quel nome che tutti gli diedero per la straordinaria somiglianza con il ceppo paterno.
Ieri Giovanni a tavola ci ha raccontato di come gli piaccia guardare le persone e vedere se il nome gli si addice.
Prendendo tra le sue piccole mani la faccia del suo papà ha detto, facendo una smorfia, che Franco era proprio un bel nomee che suo padre non aveva la fronte, nè il naso, né i capelli di Marco.
No Marco proprio non gli stava bene come nome!
Io gli avevo raccontato la storia dei nomi e anche del suo che si era scelto, quando stava ancora dentro la pancia di sua madre.
Era la storia di 4 bigliettini su cui i suoi genitori avevano scritto: Matteo, Mattia, Giovanni ed Emanuele e che per tre volte gettarono sulla pancia dove lui era custodito.
Per tre volte il nome Giovanni avanzò per primo e questo fu il segno.
Giovanni:: Dio ama. Giovanni il discepolo che Gesù amava. Giovanni il nome del nonno.
Ieri poi , pensando al mio nome Giovanni ha detto che Antonietta è bello e mi sta bene, ma benissimo mi sta nonna Etta.
Giovanni mi ha ribattezzato ed è questo ciò che oggi voglio meditare.
Perchè ti innamori del nome quando scopri che alla base c'è un gesto d'amore o di riconoscenza che non sempre e non subito rusciamo a scorgere.

febbraio  2009

martedì 28 febbraio 2012

Educare


Educare significa dare ai figli buoni ricordi, i quali, al momento opportuno, si accenderanno come lampade e illumineranno il loro cammino.
(Fëdor Dostoevskij)
Non soltanto il bambino viene alla luce attraverso suo padre e sua madre,
ma anche i genitori attraverso il loro bambino.
(Gertrud Von Le Fort)
Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al posto dei vostri figli, ma aiutateli a capire i loro bisogni, e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente.
(S. Ambrogio, IV sec.)


Quando dei genitori decidono di mettere al mondo un figlio non gli domandano il permesso, ma gli “impongono” la vita.
Consciamente o inconsciamente i figli, nella loro esistenza, domanderanno il perché di questa scelta.
L’educazione è l’impresa, che dura tutta la vita, di rispondere a questa domanda dei figli.
L’educazione è una grande responsabilità; come dice lo stesso termine è un “dare risposta”, un rendere ragione del dono della vita.
Quale è il volto del nostro destino? Siamo qui per caso, viviamo per caso e quindi moriamo come se non fossimo mai esistiti oppure siamo in ogni momento portati nelle braccia di un Amore, di una Persona che ci ama?
Educare significa introdurre la persona umana nell’incontro con il suo destino, accompagnarla nello scoprire il senso della sua vita.

Tratto da "Trasmissione della Fede ai figli "(don Cristiano Marcucci)