La
preoccupazione più grande di Giovanni, il nipotino di 5 anni di cui mi
prendo cura, quando mamma e papà sono a lavoro, è dove trovare Gesù,
perché non lo vede e lo vuole abbracciare.
Ogni giorno la stessa domanda, che è diventato un assillo.
Le
storie di Gesù lo affascinano sempre di più, rispetto a quelle
inventate e scritte sui libri di favole, perché sono vere, verissime,
grazie a Dio, vedendo ogni giorno i miracoli che fa e che insieme
abbiamo imparato a scoprire.
Ho
cercato affannosamente una risposta convincente alle sue pressanti
domande, ma non sono riuscita ad andare oltre il fatto che, se ci siamo,
se c'è il sole, la luna, le stelle e tutto il creato, (e lui aggiunge:”
gli alberi, i fiori, l'arcobaleno”), c'è qualcuno che ce li ha messi.
Ma evidentemente non ne esce convinto, perché ogni giorno mi rifà la domanda su dove e come trovare Gesù.
Poi
l'intuizione, la sua, non la mia, l'altro ieri, mentre cercavo di
trovare le parole per spiegargli chi era lo Spirito Santo, l'altro
Consolatore che Gesù ci aveva lasciato, quando era salito in cielo.
L'idea del consolatore gli era piaciuta parecchio, quando gliel'avevo detto la prima volta.
Ma l'impresa di descriverglielo non era facile, anche se a chiedermelo fosse stato uno più grande di lui.
Giovanni è diventato molto esigente e, dall'ultima volta che ne abbiamo parlato, è cresciuto non solo in altezza.
Ma
poi, dopo aver chiesto perdono a Dio per l'eventuale eresia, mi è
venuto di dire: “ Lo Spirito Santo è una persona che abita con Gesù, uno
della sua famiglia, un suo amico carissimo, che vive con lui e con suo
Padre, di cui si fida ciecamente e che ci ha lasciato, per rivolgergli
le nostre preghiere e per chiedergli aiuto nei momenti di difficoltà”.
Il problema della visibilità però rimaneva.
”Perché,
quando mangiamo, non mettiamo una sedia vuota, così Gesù ci si può
sedere e noi lo vediamo?”, ha esclamato con un fremito improvviso negli
occhi.
”Chi
te l'ha detto, Giovanni della sedia? Qualcuno te ne ha parlato!”, lo
incalzo, sicura che all'asilo la suora gli ha raccontato una storia di
questo genere.
“
No nonna, ci ho pensato da solo”, mi ha risposto con calma e
determinazione. Poi, preso da un crescente entusiasmo, ha aggiunto:”Così
ce lo possiamo portare anche in camera la sera, quando andiamo a
dormire, e in viaggio, anche se stiamo un po' stretti ed Emanuele lo
vede da dietro!”.
Emanuele
è il fratellino di 15 mesi che, insieme alla mamma, occupa il sedile
posteriore della macchina, quando la famiglia si sposta.
Ci
siamo abbracciati per la contentezza, mentre gli dicevo che quella
cosa bellissima che gli era venuta in mente, gliel'aveva suggerita lo
Spirito Santo e che, che attraverso lo Spirito, era Gesù che gli
parlava.
Gli
si sono illuminati gli occhi e anche a lui sono spuntate le lacrime,
mentre ci rotolavamo felici sul grande lettone, dove viene a rifugiarsi,
quando torna da scuola.
Mi sono chiesta il giorno dopo che fine avesse fatto quella sedia, se aveva continuato a pensarci.
Così,
mentre lo accompagnavo all'asilo, gli ho chiesto come aveva risolto il
problema della sedia, la sera, nella cameretta dove dorme con il
fratellino e dove non c'è posto neanche per passare, per via dei
giocattoli che la riempiono.
“Non c'è problema nonna”, mi sono sentita rispondere, “ Gesù non ne ha avuto bisogno, perchè gli ho fatto spazio nel letto e me lo sono abbracciato”.