mercoledì 24 dicembre 2008

Amici e nemici


Luca 1,67-79 
In quel tempo, Zaccaria, padre di Giovanni, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:
“Benedetto il Signore Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra della morte
e dirigere i nostri passi sulla via della pace”.



Il Cantico di Zaccaria fa da contrappunto al Magnificat , esplosione di gioia e di gratitudine verso Dio che salva, ieri, oggi, sempre.
In cosa consiste la salvezza è esplicitamente detto qui e merita una riflessione: servire Dio senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
Certo che a prima vista non sembra una gran bella promessa, un orizzonte appetibile, quello di un servizio che dura in eterno.
Liberati dalle mani dei nostri nemici, dei quali siamo diventati schiavi, entriamo nel servizio di un Amico speciale, anzi un Padre che non sta aspettando altro che darci la gioia di aiutarci a rimettere ordine nella sua casa che è diventata anche e soprattutto la nostra.
Una casa dove abitare sereni e felici tutti i giorni della nostra vita, vale a dire in eterno. 
Quello che è successo ieri, quando ho chiesto a Giovanni, il mio nipotino più grande, di aiutarmi a riordinare la stanza messa a soqquadro dal suo fratellino più piccolo, mi ha aiutato a capire.
Lui sapeva che il grosso l'avrei fatto io e che gli conveniva darmi una mano, perchè la stanza in questione è quella dei giochi, la maggior parte suoi.
Io avrei provveduto poi ad arieggare, sbattere il tappeto, spolverare e passare lo straccio, sì che l'indomani potessero il piccolo e il grande, senza intossicarsi, godere di tutto quanto il Signore continua a donarci per farci stare bene.

lunedì 15 dicembre 2008

Il presepe di Giovanni:la speranza


Dopo una settimana a cercare di fare un presepe plausibile, con la grotta sotto Betlemme, le strade per raggiungerla, le statuine e le case al posto giusto e,  cosa fondamentale, il palazzo di Erode, in alto, a dominare come uno sparviero tutto il fermento di vita sottostante, ecco cosa ha disegnato Giovanni.
SPIEGAZIONE:Dal castello di Erode parte un servo, un uomo bionico che spara fiori sulla strada deserta, per far felice la gente.
Erode esce in carrozza a vedere quello che succede e diventa buono.

giovedì 11 dicembre 2008

Le regole del gioco


Ieri Giovanni, al termine della partita di basket, mi ha abbracciato forte perchè era felice di aver fatto un canestro. Non gli era mai successo, durante una gara.

C'è da dire che solo da poco, due volte alla settimana, lo accompagno agli allenamenti per questo sport, con l'intento che socializzi e impari a rispettare le regole. Se poi si muove è tutto di guadagnato. 

Mi si è allargato il cuore, pensando che non ci voleva venire e che avrebbe preferito fare uno sport non competitivo, come danza o pattinaggio artistico.

"Alla fine ci sono riuscita", mi sono detta, "a fargli piacere una cosa utile per la sua cresita fisica e psichica!"

Ma l'esultanza è durata solo un momento, dopo che Giovanni mi ha detto che ci aveva preso una bella sgridata dall'allenatore.

" Perchè?"gli ho domandato.

" Perchè il mio nemico, dopo, mi ha fatto pietà e gli ho passato la palla."

martedì 9 dicembre 2008

Riappacificazione

 
Riappacificazione 
Giovanni(6 anni) ed Emanuele (2 anni), per farsi perdonare la vivacità con cui si erano messi d'impegno a demolire il presepe che stavamo faticosamente costruendo e tornare a collaborare (!!!), si sono presentati alla porta con un foglio nascosto dietro la schiena.
"Prima di vederlo, ci devi dare un abbraccio", ha detto Giovanni, parlando per tutti e due.
Non me lo sono fatto ripetere due volte, tanta era la curiosità di vedere cosa avevano escogitato le adorabili canaglie.
Il primo a porgermi il foglio su cui aveva fatto un disegno, è stato, non c'è bisogno di dirlo, il grande, che ha provveduto a spiegarmelo.
"L'angelo sei tu, nonna, e la fiamma(non la candela) è Dio."
 "E tu dove sei?" gli ho chiesto.
"Io sono la scritta."
 Riappacificazione
Emanuele,da parte sua, sull'esempio del fratello, forte del mio abbraccio e di un simile avvocato, con questo scarabocchio-capolavoro, ha cercato  di riappacificarsi con me.
Quello che conta sono le intenzioni, non il disegno, mi sono detta.

venerdì 5 dicembre 2008

Punti di vista



Giovanni, al termine di una giornata stressante e inconcludente, in macchina con lui per ore, alla ricerca di cose o persone scomparse dal loro posto abituale, (Come se non bastasse ci siamo persi pure noi, nelle strade buie e sconnesse della periferia della città, senza  neanche il cellulare per chiedere aiuto), ha scritto sul suo quaderno:
"Oggi abbiamo fatto gli esploratori come Jojo."
E io che pensavo che i cartoni animati fanno lessare il cervello!

sabato 8 novembre 2008

L'antidoto


Ieri Giovanni, il mio nipotino di 6 anni,  ha avuto una crisi d'asma, di cui soffre da qualche mese.
E' la prima volta che succede in modo imprevedibile, senza che io abbia a portata di mano le medicine  adatte allo scopo.
In attesa del dottore, mentre cercavo affannosamente l'antidoto nella preghiera, Giovanni mi ha spiazzato, dicendomi:
"Forse mi passa, se abbraccio qualcuno!".
Rispondendo commossa al suo abbraccio, ho ringraziato il Signore per quello che, attraverso un bambino, mi stava insegnando.

domenica 2 novembre 2008

Abbracci


Oggi, commemorazione di tutti i defunti, la chiesa gioisce, celebrando la vittoria della vita sulla morte.
Ricordo che chiesi a don Luigi, ero agli inizi del cammino, se era un dogma, quello della resurrezione della carne.
A dir la verità, la cosa non mi piaceva per niente perchè, se in questa vita non potevo prescindere dalle esigenze del corpo, per via della malattia che era diventata la mia scomoda compagna di viaggio, il pensiero di liberarmene mi arrideva parecchio e mi consolava.
“Certo!”, mi aveva risposto scandalizzato il sacerdote, senza però spiegarmi il perchè.


Fu da allora che mi misi a cercare tutti i testi che mi illuminassero sull'infinita misericordia di Dio, che, a mio parere, non poteva permettere che, dietro, ci portassimo un ingombro tanto inutile quanto dannoso.
Così almeno pensavo.


E' stato Giovanni, quando aveva quattro anni, a spiegarmi il mistero.



Per consolarlo della morte recente di mio padre, a cui era molto legato, gli avevo detto che in cielo c'era ad aspettarlo da tempo il suo papà, che lo aveva lasciato, prima che imparasse a camminare, del quale consevava sulla guancia il calore di una carezza ricevuta, quando era ancora in braccio alla madre.
Lui, mio padre, non le cercò altrove, le carezze, né le diede mai, tutto occupato a provvedere ai bisogni materiali della sua famiglia.


Quando, carico di anni e provato dalla malattia, mi diceva che era stanco e che voleva morire per riposarsi, gli rispondevo che aveva un debito di baci e di abbracci, che non ancora aveva assolto nei miei confronti.
Stando a questo, i miei non avrebbero dovuto morire mai, visto che “i figli si baciano solo di notte, quando dormono”, come soleva dire mia nonna.


Ma purtroppo quello che temevamo è accaduto e oggi mi ritrovo a pensare a loro e agli abbracci che mi sono stati negati e che ho negato a mio figlio.
Lo scorso anno il 2 novembre mi colpì l'omelia di don Ermete sulla meditazione dell'antifona d'ingresso della I messa del giorno :

Gesù è morto ed è risorto;
così anche quelli che sono morti in Gesù
Dio li radunerà insieme con lui.
E come tutti muoiono in Adamo,
così tutti in Cristo riavranno la vita. (1Ts 4,14; 1Cor 15,22)

Ci feci un post  a riguardo , tanto mi commossero e mi traghettarono nell'Oltre le sue parole.

Ma il Signore fa nuove tutte le cose e questa mattina mi sono messa a pensare che lo Spirito Santo mi avrebbe parlato anche in una chiesa diversa da quella dove avrei voluto recarmi, anche se , come dice la messa don Ermete, non la dice nessuno.

Ad aspettarmi c'era Gesù, il suo abbraccio inchiodato ad una croce, lo stesso che mi aveva conquistato 8 anni fa, quando per la prima volta varcai la soglia di quella, che sarebbe diventata la mia chiesa.
A petto scoperto, oggi come allora era lì a dirmi:”Guarda che mi fido di te: puoi farmi quello che vuoi, perchè ti amo così come sei e continuerò ad abbracciarti tutte le volte che qualcuno si dimenticherà di farlo al posto mio”.



Mi è venuto subito in mente un'altro abbraccio, quello di mio padre, che se ne andò prima di aver saldato il conto con me, all'abbraccio con il padre che lo stava aspettando, alla festa in cielo per il suo arrivo.
Ho pensato a Giovanni, che non aveva dimenticato quella storia di abbracci, con la quale lo consolai quando dovetti spiegargli che nonno Pierino era tornato nella casa da dove era venuto, e dove tutti ci ritroveremo: la casa del papà di tutti i papà.



Di tutto ciò, il piccolo aveva fatto tesoro e, dopo essersi accertato del legame di parentela che univa me e mio figlio “ Sei tu la mamma del mio papà?”, e ”Questa è tua madre?”, guardando ora l'uno ora l'altro, (un tormentone che durò settimane) se ne uscì dicendo:“Allora perchè non l'abbracci?”, lasciandoci tutti di stucco.

Ricordo il brivido che mi percorse la schiena, la commozione, le lacrime che feci fatica a ricacciare indietro, quando, accorgendosi del nostro imbarazzo, Giovanni, che non sopporta vedere la gente soffrire, aggiunse:
“Non ti preoccupare nonna, in cielo c'è il tuo papà che ti abbraccia!”.



Questa mattina alzando lo sguardo al crocifisso, non ho potuto fare a meno di pensare che il 2 novembre è una festa di abbracci, e che non a caso risorgiamo con il corpo.

Di braccia, almeno, avremo ancora bisogno.

Abbracci


Oggi, commemorazione di tutti i defunti, la chiesa gioisce, celebrando la vittoria della vita sulla morte.
Ricordo che chiesi a don Luigi, ero agli inizi del cammino, se era un dogma, quello della resurrezione della carne.
A dir la verità, la cosa non mi piaceva per niente perchè, se in questa vita non potevo prescindere dalle esigenze del corpo, per via della malattia che era diventata la mia scomoda compagna di viaggio, il pensiero di liberarmene mi arrideva parecchio e mi consolava.
Certo!”, mi aveva risposto scandalizzato il sacerdote, senza però spiegarmi il perchè.

Fu da allora che mi misi a cercare tutti i testi che mi illuminassero sull'infinita misericordia di Dio, che, a mio parere, non poteva permettere che, dietro, ci portassimo un ingombro tanto inutile quanto dannoso.
Così almeno pensavo. 
 
E' stato Giovanni, quando aveva quattro anni, a spiegarmi il mistero.

Per consolarlo della morte recente di mio padre, a cui era molto legato, gli avevo detto che in cielo c'era ad aspettarlo da tempo il suo papà, che lo aveva lasciato, prima che imparasse a camminare, del quale consevava sulla guancia il calore di una carezza ricevuta, quando era ancora in braccio alla madre.
Lui, mio padre, non le cercò altrove, le carezze, né le diede mai, tutto occupato a provvedere ai bisogni materiali della sua famiglia.

Quando, carico di anni e provato dalla malattia, mi diceva che era stanco e che voleva morire per riposarsi, gli rispondevo che aveva un debito di baci e di abbracci, che non ancora aveva assolto nei miei confronti.
Stando a questo, i miei non avrebbero dovuto morire mai, visto che “i figli si baciano solo di notte, quando dormono”, come soleva dire mia nonna.

Ma purtroppo quello che temevamo è accaduto e oggi mi ritrovo a pensare a loro e agli abbracci che mi sono stati negati e che ho negato a mio figlio.
Lo scorso anno il 2 novembre mi colpì l'omelia di don Ermete sulla meditazione dell'antifona d'ingresso della I messa del giorno :

Gesù è morto ed è risorto;
così anche quelli che sono morti in Gesù
Dio li radunerà insieme con lui.
E come tutti muoiono in Adamo,
così tutti in Cristo riavranno la vita. (1Ts 4,14; 1Cor 15,22)

Ci feci un post a riguardo , tanto mi commossero e mi traghettarono nell'Oltre le sue parole.

Ma il Signore fa nuove tutte le cose e questa mattina mi sono messa a pensare che lo Spirito Santo mi avrebbe parlato anche in una chiesa diversa da quella dove avrei voluto recarmi, anche se , come dice la messa don Ermete, non la dice nessuno.

Ad aspettarmi c'era Gesù, il suo abbraccio inchiodato ad una croce, lo stesso che mi aveva conquistato 8 anni fa, quando per la prima volta varcai la soglia di quella, che sarebbe diventata la mia chiesa.
A petto scoperto, oggi come allora era lì a dirmi:”Guarda che mi fido di te: puoi farmi quello che vuoi, perchè ti amo così come sei e continuerò ad abbracciarti tutte le volte che qualcuno si dimenticherà di farlo al posto mio”.

Mi è venuto subito in mente un altro abbraccio, quello di mio padre, che se ne andò prima di aver saldato il conto con me, all'abbraccio con il padre che lo stava aspettando, alla festa in cielo per il suo arrivo.
Ho pensato a Giovanni, che non aveva dimenticato quella storia di abbracci, con la quale lo consolai quando dovetti spiegargli che nonno Pierino era tornato nella casa da dove era venuto, e dove tutti ci ritroveremo: la casa del papà di tutti i papà.

Di tutto ciò, il piccolo aveva fatto tesoro e, dopo essersi accertato del legame di parentela che univa me e mio figlio “ Sei tu la mamma del mio papà?”, e ”Questa è tua madre?”, guardando ora l'uno ora l'altro, (un tormentone che durò settimane) se ne uscì dicendo:“Allora perchè non l'abbracci?”, lasciandoci tutti di stucco.
Ricordo il brivido che mi percorse la schiena, la commozione, le lacrime che feci fatica a ricacciare indietro, quando, accorgendosi del nostro imbarazzo, Giovanni, che non sopporta vedere la gente soffrire, aggiunse:
Non ti preoccupare nonna, in cielo c'è il tuo papà che ti abbraccia!”.

Questa mattina alzando lo sguardo al crocifisso, non ho potuto fare a meno di pensare che il 2 novembre è una festa di abbracci, e che non a caso risorgiamo con il corpo.

Di braccia, almeno, avremo ancora bisogno.

lunedì 15 settembre 2008

Primo giorno di scuola


Per Giovanni oggi è stato il primo giorno di scuola, pubblica.
Ho pensato che non avrebbe iniziato la lezione con un segno di croce, come era solito fare dalle suore, che si sono prese cura di lui per tutti questi anni.
Ne ha compiuti sei di anni, Giovanni, ed è arrivato il momento del salto.
Il prezzo pagato per tenerlo nella scuola privata è diventato insostenibile, da quando si è aggiunto il fratellino Emanuele a concorrere alle spese.
Ho pensato a quanto gli rimarrà delle cose dette in questi anni, della ninna nanna che gli serviva per addormentarsi: "Sei il mio rifugio",una ninna nanna tutta speciale, con cui l'ho cullato, l'ho riscaldato, rassicurato.  
Ho pensato a cosa ne sarebbe stato del bambinello a cui voleva portare una copertina, quando si è accorto che era nudo e gelato, nella chiesa dove era andato a trovarlo.
Alla scuola statale bisogna stare attenti a parlare, perchè potresti turbare le orecchie di quelli che non credono, specie a Natale.
Ieri hanno fatto una recita all"asilo dell'estate", come lo chiama lui, per concludere il periodo di vacanza dei bambini che hanno genitori che non possono andarci, in vacanza.
Lo spettacolo era stato imbastito sulla falsariga di "Amici", il programma più popolare in tv.
Lui non l'aveva mai visto nemmeno per sbaglio.
Era imbarazzato Giovanni di fronte a parole più grandi di lui, il cui significato imparerà a conoscere senza intermediari.
E' stato il primo assaggio del pubblico, dove tutto è per tutti, dove non c'è censura, dove i piccoli prendono ogni giorno la dose assegnata di veleno.
Le fiabe sonore della Bibbia, le storie di Gesù risorto, il segno di croce, la lotta con l'angioletto cattivo per far tornare negli occhi "gli scintillanti", dopo aver deciso di fare il buono, la sedia vuota perchè Gesù potesse sedercisi ,  i grazie per le patate, per i colori, per il parcheggio, la preghiera per incontrare un adulto che gli facesse fare il bagno al mare e giocasse con lui, visto che la nonna non ce la faceva...
Quante cose Giovanni conserverà nel suo cuore, quante gliene ruberanno?

mercoledì 3 settembre 2008

Scelta difficile



Oggi pomeriggio mi è piombato in camera Giovanni(6 anni) seguito da Emanuele(2), con il ciuccio in bocca e assonnato, in attesa che si decidesse dove poter andare a dormire.
Giovanni, che sa parlare, così ha perorato la sua causa.
" Io non dormo, ma sono buono, lui(Emanuele) dorme, ma è una peste. Decidi chi tenere, perchè devono scegliere le nonne, ha detto papà"

lunedì 25 agosto 2008

Le fiabe sonore



"Dalla sua bocca esce solo rumore!", mi disse la logopedista, dopo un'accurato esame della voce, osservando la linea spessa, grigia e sfrangiata che compariva  sul monitor della macchina, mentre emetteva paurose scariche ogni volta che pronunciavo una parola.
A quei tempi facevo l'insegnante  e la voce era strumento indispensabile per svolgere il mio lavoro.
Quando andai in pensione smisi di pensare che fosse importante, e senza ansia mi curai.
Sono passati diversi anni da allora. Tanta acqua è passata sotto i ponti; ma la vita non finisce di sorprendermi. 
"Sei una fiaba sonora", mi ha detto Giovanni, di ritorno dalle vacanze, quando siamo rimasti soli.
" Dai nonna raccontiamoci una storia, una tu e una io, vere però, come quelle di Gesù  risorto, che mi piacciono tanto".

martedì 29 luglio 2008

Il paradiso di Giovanni.



Così Giovanni , il mio nipotino di 6 anni, immagina il paradiso.
Io che gli asciugo le lacrime e lo consolo, quando è triste e ha una "bua" grande, sotto al cuore, che sanguina.

giovedì 3 luglio 2008

Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!

Pescara: Cattedrale di San Cetteo

Quando passo davanti alla chiesa, in cui si sono sposati, 70 anni or sono, i miei genitori, Giovanni esclama: ”Qui vi siete sposati!”.
Le prime volte pensavo ce l'avesse con me e mi affannavo a dirgli che io mi ero sposata in un'altra chiesa, lontana da lì.
Giovanni non obiettava, salvo poi ripetere quelle parole al passaggio successivo.
“Che sia andato fuori di testa?”, mi sono chiesta, quando ho visto che le mie parole non lo facevano desistere da quella che, con il passar del tempo, è diventata una litania.
Un giorno non ce l'ho fatta più e gli ho gridato in testa: ”Lo vuoi capire che qui ci si sono sposati i nonni e non io?”.
“Lo so” ha risposto serafico. “ Ma tu non hai guardato i miei occhi mentre parlavo. Non vedi che sono rivolti al cielo?
 ”

Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!
(Gv 20,29)

lunedì 16 giugno 2008

Preghiere interessate



"Uffa una nonna sempre malata!" ha detto Giovanni.
"Meglio una nonna malata o senza nonna?", gli ho chiesto.
" "No io la nonna la voglio. Aspetta che ti faccio una preghierina, così tu guarisci!".

martedì 10 giugno 2008

Gratitudine


Oggi mi sono chiesta se non ho ecceduto nel catechizzare Giovanni, il mio nipotino di 6 anni.
Poichè la fede mi ha portato a guardare sempre più quello che gratuitamente il Signore mi dona ogni giorno e che prima davo per scontato, ho pensato che, nella trasmissione della fede, la prima preghiera che si deve insegnare comincia con un grazie.
Quale occasione migliore, per cominciare, a ridosso di Natale, con tutto quel ben di Dio che Gesù Bambino gli aveva portato, nonostante la sua condotta un po' troppo birichina?
"Per cosa vogliamo ringraziare Gesù?" gli ho chiesto a bruciapelo, davanti alla pappa fumante pronta per lui.
Aveva poco più di due anni.
"Per le patate!" ha risposto prontamente.
"E poi?"ho incalzato io.
E lui, dopo una rapida ispezione a ciò che aveva davanti:" Per i colori!"
"E io lo voglio ringraziare perchè tu sei qui con me" Mi è sembrato doveroso aggiungere.
" Allora io lo voglio ringraziare per papà, che mi è venuto a prendere all'asilo e per il sole!"ha concluso.
Da quel giorno è diventato un gioco ma anche una necessità cercare ragioni di gioia nelle tante contrarietà quotidiane che accomunano grandi e piccini.
Ma lo stupore è stato grande quando lo abbiamo sentito, qualche giorno fa, consolare il cuginetto che da poco aveva perso la mamma.
"Ringrazia Dio che hai un padre!", gli ha detto .

venerdì 23 maggio 2008

Felicità


Ho chiesto a Giovanni che cosa rende felice un bambino, dopo un pomeriggio da incubo, dedicato a scartare i regali ricevuti al suo compleanno il giorno prima. 
Quando me l'ha detto, sua madre, che gli avevano dato il permesso di scartare tutti i regali, riicevuti il giorno prima per il suo compleanno, ho tirato un sospiro di sollievo. "Oggi mi riposo!" ho pensato, ma mi sbagliavo.  

Un malumore sempre crescente si è impadronito di lui, man mano che si rendeva conto che bisognava avere pazienza per poter utilizzare ciò che gli era stato regalato. 
Ma lui la pazienza non l'aveva, ad aspettare che qualcuno gli spiegasse con calma come doveva fare. 
Mi è venuto spontaneo chiedergli alla fine della giornata, mentre se ne stava triste e muto in un cantuccio, insoddisfatto e mortificato per il macello che aveva fatto.

”Ma i giochi rendono felici i bambini?”
” No” mi ha risposto.

“E allora cosa li rende felici?"

”Un bacio e  un abbraccio...uno che gli voglia bene!”

mercoledì 7 maggio 2008

Rinascere dall'alto


”Effatà!” dice il Sacerdote, “Apriti” facendo un segno di croce sulle orecchie e sulla bocca del battezzando, che significa: ”apri le orecchie, ascolta cosa ti dice il Signore e non tacere su quanto hai udito nel profondo del cuore”. 
Ma eravamo ancora portati in braccio, quando le ha dette quelle parole, in braccio a qualcuno che doveva ascoltarle al posto nostro e ripetercele, man mano che ci facevamo grandi.
Ma non sempre succede e si finisce per dimenticarle o di non conoscerle mai, perchè sono ancora troppo pochi quelli che si pongono domande sulle parole e sui segni dei Sacramenti.
Rinascere dall'alto è vivere l'esperienza dell'amore di Dio profuso su tutti gli uomini, l'esperienza di un ritorno a casa, rientrando nell'utero del Padre-madre che ci ha generato.
A Giovanni, quando per la prima volta mi chiese chi è Dio, ho spiegato che significa questo ritorno.
“Dio è il papà di tutti i papà” gli ho detto.
“La sua casa è anche la nostra, da lì siamo venuti, lì dobbiamo tornare. E' il giardino dal quale Adamo ed Eva furono allontanati perchè volevano fare di testa loro, abolendo le regole che Dio aveva stabilito, perchè tutti potessero godere dei suoi fiori e mangiare i suoi frutti.
E' come quando al parco e devi stare attento a non danneggiare i giochi che ci hanno messo, per fare felici tutti i bambini che ci vanno.
Perciò la mamma e il papà, quando gli nasce un bambino, lo portano in chiesa per chiedere a Dio di far rientrare il proprio figlio nella sua casa, impegnandosi a farcelo rimanere per sempre, perché Lui ci ha creato e noi siamo suoi e non vuole che ci capiti nulla di male.
Ma Dio è padre prima di tutto di Gesù, il figlio primogenito, che si è guardato bene dall'allontanarsi da casa, anzi si è preso l'incarico di riportarci tutti in quel giardino dove vive Lui con la sua famiglia che vuole sia anche la nostra. 
Gesù per primo ci ha parlato del Padre, di quanto ci vuole bene, delle regole che non sono fatte per farci i dispetti, ma perché tutti siamo felici. 
Quando la nonna, la mamma ti dicono di non sporgerti dal balcone, di non avvicinarti al fuoco, di non giocare con la palla in sala, lo fanno solo perché ti vogliono evitare un dolore, una sofferenza e la vogliono evitare anche agli altri abitanti della casa, se qualcosa si rompe”.

martedì 22 aprile 2008

La torta



Giovanni il 6 aprile ha compiuto 6 anni e ci siamo mobilitati tutti per fargli una bella festa e vederlo felice. 
Non è che sia un bambino triste Giovanni, anzi; ma il suo compleanno è un' occasione unica per sentirsi protagonista della situazione. 
Gli piace che gli cantino “tanti auguri a te”e che in tanti vengano a trovarlo. 
Il suo pensiero non è tanto per i regali, quanto per l'importanza che ha, per lui, sentirsi cercato e amato.
Così al mattino dopo la messa siamo andati a trovarlo, ( la festa era il pomeriggio in campagna) e gli abbiamo portato il momopattino che tanto desiderava.
Era felice Giovanni già dal mattino, non ci aveva dormito la notte al pensiero di quella giornata. 
Ci ha accolto con gioia e ci ha ringraziati con un abbraccio.
Anche noi avevamo ricevuto un regalo il 6 aprile del 2002, gli abbiamo detto, dopo nove mesi di attesa. 
Era lui e per questo eravamo andati in chiesa a ringraziare Gesù.
Poi la mattinata si è svolta in cucina in un turbinio di cose da preparare e da portare a termine per l'ora di pranzo e per il rinfresco in campagna. 
Nonostante la torta fosse stata già ordinata in pasticceria personalizzata con il disegno dei Gormiti, non ho saputo contenere l'istinto irresistibile di utilizzare le fragole e la panna per farne un' altra, per eventuali ospiti inattesi.
Quando Giovanni, all'ora di pranzo l'ha vista, mi sono sentita in dovere di scusarmi, perchè a lui le fragole. non piacciono e a dire il vero neanche le torte.
“Ho fatto una torta per il tuo compleanno" gli ho detto."Lo so che non ti piacciono le fragole. 
Ho pensato che a qualche tuo amico potevano piacere e che avrebbero potuto mangiarla con gusto, qualora quella dei Gormiti non fosse bastata.
"Non ti preoccupare, nonna, che mi piace e che l'assaggerò".
“Non importa se tu la mangerai. Sappi però che l'ho fatta con tanto amore”.
"Ma allora tu mi hai fatto due regali!” 
Quali?" mi sono chiesta, pensando che non ci era venuto in mente altro che il monopattino.
” Uno l'amore e due il monopattino!”
L'amore, l'aveva percepito Giovanni, nelle parole con cui gli ho presentato una torta che non gli piace.

lunedì 21 aprile 2008

Perchè ci credo


Giovanni ieri mi ha chiesto se credevo nell'esistenza di Dio. “Certo gli ho risposto, e tu?”.
“Anche io; ma i miei compagni non ci credono che Dio esiste e io non so come fare per convincerli. 
 Ma tu nonna, come fai a dire che esiste, mica lo vedi! “
“Perchè tu vedi chi ha progettato e costruito questa automobile che, grazie a Dio, ci fa andare dove vogliamo, vedi chi  fa il pane o chi semina il grano, per farci la farina? Mica vediamo tutto! La maggior parte delle volte ci fidiamo: che non ci accada nulla, se prendiamo una medicina, sperando che il medico che la prescrive non sia fuori di testa, ci fidiamo di chi costruisce le case e di chi costruisce giocattoli, di chi fa le merendine e di chi ci informa di come va il mondo.Ma io dell'esistenza di Dio ho una prova lampante”.
“Quale nonna?”
“Quando il tuo papà ha deciso di sposarsi, io lo dovevo accompagnare all'altare, dove lo stava aspettando la tua mamma. Sai quante volte mi sono dovuta sedere per arrivarci?
Tre volte!... e pensavo che non ce l'avrei mai fatta.. Poi ci sono riuscita, anche se poi mi sono messa dentro la macchina, con il sedile allungato, ad aspettare che tutto finisse.
Non ho potuto fare neanche le foto per ricordare quel giorno. Il tuo papà forse si è dispiaciuto; ma sapeva che non potevo dargli di più.
Poi sei nato tu. Ti ricordi se io ti ho mai preso in braccio? “
“No nonna, non mi hai mai preso in braccio, perchè ti fa male tanto la schiena”
“Ti ricordi che ti ho dato da mangiare, ti ho cambiato il pannolino, ti ho portato al mare e al parco, ti ho cantato la ninna nanna, quando dovevi dormire e tante storie quando volevi star sveglio?
Ti ricordi della preghierina che abbiamo sempre fatto, prima di partire, per trovare un parcheggio? E quella di farci incontrare una persona adulta che ti facesse fare il bagno al mare o scavasse le buche con te?
Ti ricordi di quanti amici abbiamo trovato, che mi hanno aiutato quando io non ce la facevo a starti dietro? E il basket e la danza e la fattoria, la caserma dei vigili del fuoco, la stazione dei taxi e quella dei treni e degli autobus... Quante cose Giovanni abbiamo fatto insieme! E  pensare che nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di me!
Ebbene Giovanni chi credi che mi abbia aiutato in questi sei anni che siamo stati così tanto insieme?”
“Dio!”
“ Ecco perchè ci credo, Giovanni.”