mercoledì 16 dicembre 2009

Emanuele






Oggi Emanuele, tre anni, è stato con me.
Abbiamo giocato insieme e alla fine ha voluto vedere una storia di Gesù di quando è nato.
Ne ho cercata una su Yutube che ha seguito con grande attenzione.
La sorpresa e la gioia lo hanno illuminato nell'apprendere, dalle parole dell'angelo, che Gesù si chiama Emanuele come lui.
L'ho corretto dicendo che è lui che si chiama come Gesù.
Mi ha guardato con un aria di sufficienza e mi ha detto:"Ma se sono nato prima io!"

martedì 17 novembre 2009

La finestra





A proposito del ritiro sulla " Trasmissione della fede in famiglia" a cui abbiamo partecipato di recente, chi ci ha introdotto ai lavori è stato Giovanni.
Dopo essersi accertato, appena arrivato, che in camera non c'era la TV, ha guardato in alto e ha visto una finestra.
"Poco importa "ha esclamato. "Questa notte scruterò il cielo per vedere la stella cometa".
Lo schermo giusto attraverso il quale cercare la luce che porta alla grotta.



venerdì 13 novembre 2009

Genitori non si nasce...si diventa!



Abramo e Sara: genitori per vocazione








Noi nonni con la famiglia di  nostro figlio  andremo in montagna dal 13 al 15 novembre, insieme ai nostri libri di carne, per un ritiro che non ha limiti di età per i partecipanti.





Casa “Stella del Gran Sasso” Cerchiara (Te)

sabato 7 novembre 2009

I miei libri di carne






A nostro figlio non abbiamo trasmesso la fede in un Dio che non conoscevamo e che ci faceva paura.
Per tutto il tempo della mia malattia, Dio però non si è dimenticato di lui e gli ha messo accanto i nonni che hanno supplito alla nostra inadeguatezza.
Ora i suoi piccoli sono i nostri libri di carne, che ci ha fatto recapitare a domicilio, per fare gli esami di riparazione.

lunedì 15 giugno 2009

Il messaggio



Mc 14,12-16.22-26 -Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.






Oggi, festa del Corpus Domini, ho affidato a Giovanni, il compito di commentare il Vangelo.
Gesù ci invita a parteciparte alla sua festa, che è anche la nostra, nella sua casa grande dove c'è posto per tutti: maschi e femmine, grandi e piccini.
Le immagini in alto, lo confermano.
Il piccolo a sinistra in basso con il palloncino è lui, il tredicesimo apostolo, che non poteva mancare.
Le femmine indossano i pantaloni perchè stanno più comode per ballare.
Così me l'ha spiegato

giovedì 28 maggio 2009

Emanuele e l'ascolto



Emanuele ha quasi tre anni e non si è ancora rassegnato al fatto che la mamma lo lasci per andare al lavoro. Il suo è un pianto dirotto, disperato e a nulla finora sono valse le rassicurazioni delle persone che ne devono fare le veci: il papà, quando c'è, i nonni, la maestra dell'asilo.
“ La mamma torna presto, la mamma sta tornando, la mamma non è andata via, la mamma è andata a comprarti un gioco ecc. ecc.”.
Se è possibile piange più forte, quando ci sente parlare così.
Dobbiamo aspettare quindi che gli passi e che si distragga.
Ieri è accaduto di nuovo.
La primaria forma dell'amore è l'ascolto, mi sono detta.
Come avrei potuto calmare Emanuele? Come comunicargli l'amore
?
Ho pensato che, se fossi stata Emanuele, non avrei creduto alle fandonie che mi stavano raccontando su dove stava la mamma e su quando sarebbe tornata.
Ho pensato che a me faceva soffrire il fatto che non ci fosse, che non potevo godere delle sue braccia, dei suoi baci, delle carezze, del suo occhio vigile e attento.
“ Piangi perchè la mamma ti manca, vero Emanuele? Piangi perchè vuoi le sue coccole? Le mani della mamma sono calde... le sue braccia ti stringono forte...è bella la tua mamma..è la più bella del mondo...perchè ti vuole bene...perchè non c'è nessuno che ti sappia consolare come lei...”
Non ho avuto bisogno di continuare, perchè Emanuele aveva smesso di piangere per ascoltare come era bella e buona la sua mamma.

mercoledì 29 aprile 2009

martedì 28 aprile 2009

Sogni di Giovanni

 


Mentre aspettiamo che venga il bel tempo, Giovanni sogna l'estate e il modo per togliere il broncio al sole.
Alle nuvole, che sono la maggioranza, affida il compito di dare spettacolo, perchè il sole si decida a crescere e i bambini possano tornare a gioire.

domenica 26 aprile 2009

Ferite


Luca 24,35-48 -In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

“Guardate le mie mani e i miei piedi, sono proprio io!”

Signore, oggi tu ci inviti a guardare le tue ferite, a riconoscerti attraverso i segni della tua passione, inequivocabili prove del tuo amore per noi.

Giovanni un giorno mi ha chiesto dov'eri, dove poterti trovare.

L'idea di mettere una sedia in più per te, quando la tavola è apparecchiata, per darti da mangiare, farsi da parte nel letto per poterti abbracciare, fu sua.

Aveva ben capito, prima di noi grandi,  che, per renderti visibile, doveva farti spazio.
Allora pensai che, attraverso le parole di un bimbo, mi stavi invitando ad accoglierti nella mia casa, mettendo a disposizione ogni stanza, anche la più riservata, per entrare in una più stretta comunione con te.

Anche Emanuele mi ha chiesto dove stavi, all'improvviso, senza che me l'aspettassi.

A lui non avevo avuto modo di parlargli di te, come è accaduto per Giovanni.
Troppo poche le opportunità per stare insieme, fino a quando ha avuto bisogno di chi lo prendesse in braccio, senza farlo cadere.

Ma non ho potuto fare a meno di usare le braccia, per stringerlo a me, quando sono stata chiamata a rispondergli.

Gli ho detto che tu eri in quell'abbraccio, nell'abbraccio di quanti si prendono cura di lui.

Che tutte le volte che gioca con il suo fratellino, senza fargli i dispetti, tu sei lì presente in mezzo a loro.

Oggi, pensando a Giovanni ed Emanuele, mi chiedo se sono riuscita a farti spazio, se ho aperto le braccia per farti entrare nel mio cuore, se al tuo abbraccio ho risposto con un altro abbraccio.

L'unico modo per mettere in contatto le ferite: le tue e le mie.

Guardami, Signore.
Portami a riconoscere le mie ferite, a vedere ciò che non vedo.

Solo se tu ci metti il dito, potrò guarire.


mercoledì 25 marzo 2009

Guarigioni


Oggi pomeriggio, quando è arrivato Giovanni, stavo a letto, in preda a dolori lancinanti alla schiena.

Cerco sempre di evitare che mi veda, quando sto molto male, perchè Giovanni è un bambino sensibile e non voglio farlo soffrire.

Quando mi ha chiesto se mi lamentavo perchè nessuno mi credeva, ho pensato che forse aveva ragione; ma con fermezza gli ho detto che non c'entrava nessuno. Era solo che mi faceva troppo male e non sapevo cosa fare.

" Hai bisogno forse di un po' di amore!" ha esclamato, salendo sul letto.

Mi ha abbracciato da dietro, aderendo con tutto il suo corpo al mio, sì che potessi percepirne il calore.

Non so quanto tempo è stato così, ma a me è sembrato che il tempo si fosse fermato, perchè facessi esperienza di paradiso.

sabato 21 marzo 2009

Compito per casa

Descrivi il tuo risveglio
...
La mattina mi sveglia quasi sempre papà.
Mi chiama:"Giovanni, Giovanni! E'tardi".
Io mi stiracchio, scendo dal letto e vado in cucina per fare colazione.

Invece la mamma mi chiama:"Giovanni, vieni a fare colazione".
Io vado in cucina e la mamma mi abbraccia forte".
....



venerdì 20 marzo 2009

L'inizio della storia




Emanuele ieri, a bruciapelo, mi ha chiesto dove sta Gesù.
Quando me lo chiese Giovanni, non fu necessario che trovassi una risposta, visto che gli venne subito in mente che, se gli metteva una sedia, quando si apparecchiava la tavola, si sarebbe seduto con lui e lo avrebbe seguito ovunque. Se gli avesse fatto spazio.
Ma Giovanni è stato con me da sempre. Gli ho dato da mangiare e da bere, l'ho accompagnato in ogni sua scoperta, ho vigilato su di lui quando dormiva e quando era sveglio, quando smontava la casa con la sua esuberanza o in preda alla febbre rimaneva accucciato nel letto.
Mi sono presa cura di lui in tutto, provvedendo a rendergli presente Gesù attraverso il sole, la luna, le stelle, i fiori, il mare, i giochi, la pappa, il parcheggio e le persone che mi aiutavano a farlo stare bene.
Abbiamo cominciato con un grazie a Gesù “per le patate e per i colori”, dopo che Babbo Natale gli aveva recapitato una montagna di regali.
Era inevitabile, vista la dimensione degli striminziti zainetti in cui i pastorelli custodivano i doni da portargli.
Sicuramente i suoi non ci sarebbero entrati in quei contenitori, e per giunta aveva anche fatto il cattivo.
Emanuele è stato allevato dall'altra nonna, fino a quando non è cresciuto tanto da non dover essere più preso in braccio.
A settembre del 2008( aveva poco più di due anni) , quando venne la prima volta a stare con me, voleva scappare, perchè aveva paura del lupo.
Gli dissi che a casa mia non c'è il lupo, ma solo Gesù.
Grazie a Dio questa paura è scomparsa con il tempo, e sempre più spesso ripete che a casa mia c'è Gesù.
Ma delle storie del Vangelo, che tanto hanno appassionato Giovanni, non si cura.
A lui non interessa la storia di nessuno e ama addormentarsi in silenzio, possibilmente abbracciato a qualcuno.
Per entrare in relazione con un bambino è necessaria una storia che ti accomuni.
Perciò, quando mi ha chiesto dove sta Gesù, mi sono sentita spiazzata, perchè dovevo ancora costruirla, la storia.
Ho alzato gli occhi al Crocifisso nella ricerca di una risposta chiara e convincente.
E la risposta è arrivata come una folgore che squarcia le tenebre, come un terremoto che solleva e porta alla luce un tesoro.
Ho abbracciato Emanuele e gli ho detto.
" Vedi, Gesù è in questo abbraccio, nella gioia che provi e che provo.
Quando qualcuno ti fa una carezza, ti prepara una pappa buona, gioca con te, ti consola: è' li' che devi cercare Gesù.
Gesù non lo vedi, se fai un dispetto al fratellino o ad un compagno di scuola, se fai i capricci, se pensi solo a te e ti dimentichi che ci sono persone che aspettano che tu li abbracci".
Voglio ringraziare il Signore perchè mi ha ricordato che ogni storia comincia con un abbraccio.

giovedì 5 marzo 2009

Il rumore



Oggi i miei vicini di casa, sposati, ma senza figli, hanno traslocato, perchè non sopportavano più il rumore di Emanuele e Giovanni, che abitavano sopra.
Giovanni, stanco di giocare sul letto, di camminare a piedi scalzi, di vedere i cartoni a basso volume, per evitare che "il signore di sotto " incendiasse la casa, come più volte ha minacciato di fare,  ha traslocato  anche lui.
La casa: quella dell'altra nonna, perchè è più grande e " ci si può fare il rumore".
Il mio pensiero va a quando vivevamo con la porta aperta e il rumore della vita circolava indisturbato nelle nostre case.  
Quando i vicini di casa era naturale, per noi bambini, chiamarli zii.

giovedì 26 febbraio 2009

Il vestito


Mentre mi recavo, lunedì scorso, nel gabinetto di fisioterapia e pensavo alla traccia della trasmissione, i coriandoli e le stelle filanti di cui i marciapiedi erano pieni, mi hanno fatto pensare al Carnevale.

Già il Carnevale mi sono detta. Ma ha ancora senso travestirsi, indossare una maschera? Si sente ancora l'esigenza di sconvolgere gli schemi e inventare nuove prigioni? Ho pensato che, almeno da parte mia, l'esigenza non c'era, perché le maschere le ho indossate per tutta la vita e con fatica me le sto togliendo di dosso, man mano che la Verità si fa strada e mi restituisce la libertà.

Anche Emanuele non ha voluto indossare la maschera che con tanto amore l'altra nonna gli ha confezionato. Una maschera da pagliaccio. Ha fatto l'Africa per non mettersela. Del resto a due anni e mezzo che può capire di maschere? Per lui è insensato indossare un vestito nel quale non si riconosce e si muove a fatica.

«Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”, dice Gesù.

I i bambini non si vergognano ad andare nudi e, specie se piccoli, non indossano volentieri abiti che gli impediscono di muoversi liberamente.

Da quando Adamo usò la foglia di fico per farsene uno, la prima maschera che si ricordi, l'uomo ne ha inventate di nuove e sempre più sofisticate, fino ad indossare la più subdola, quella che non si può togliere neanche quando sei solo. Il nudo contraffatto. Ebbene sì, oggi non è la foglia di fico che fa la differenza, ma un lifting, un tatuaggio, un piercing, una rimodellazione del naso, della bocca degli occhi, del seno, dei glutei, di tutto ciò che serve per dare agli altri un'immagine migliore di sé.

Giovanni, all'età di Emanuele, aveva con grande soddisfazione e gioia accolto il caldo vestito di lana che io gli avevo confezionato, con tanto di coda e di orecchie di pelliccia. Era un vestito da cane e, indossandolo, realizzava un suo sogno: quello di essere uguale a lui, sì da poterci parlare e dormire e mangiare insieme.
Ah se fossi un uccello! Disse quel signore che non credeva che Dio si fosse incarnato, quando si accorse che gli uccelli tramortiti al suolo, trovati davanti alla finestra di casa sua, la notte di Natale, non si lasciavano avvicinare, perchè avevano paura di lui. In quel momento aveva desiderato di essere uno di loro, come aveva fatto Gesù, quando aveva deciso di venirci a salvare.
I bambini capiscono subito la differenza tra l'una e l'altra cosa.

Giovanni, al matrimonio dello zio, colpito dalle inusuali e sfavillanti toilettes degli invitati, mi chiese se si erano travestiti tutti da matrimonio. Aveva poco più di tre anni.

Il primo travestimento lo troviamo proprio adottato da una coppia, la prima, che si coprì agli occhi dell'altro e di Dio per la vergogna di essere nudi.

Il peccato porta a coprire l'immagine di Dio, riflessa in ogni uomo, porta a travestirsi, a non accettare di essere quello che sei.

Poi Gesù è venuto a parlarci di vino nuovo in otri nuovi e di vestiti nuovi per persone nuove, rinnovate, rigenerate..

Il vestito nuovo l'abbiamo visto domenica, quando don Gino l'ha messo ai piccoli Federico ed Emma dopo il Battesimo.

È stato un caso provvidenziale che ci portassimo dietro Giovanni ed Emanuele, perchè pioveva e non erano potuti andare a festeggiare in piazza il Carnevale.

Così, almeno al grande, abbiamo potuto spiegare le ragioni di quel vestito, di quella candela, accesa dal papà al Cero pasquale, delle litanie ai santi, per invocare il loro aiuto nella lotta titanica contro il serpente, dell'olio spalmato simbolicamente sul collo del bimbo, per sfuggire alla presa del nemico, dell'applauso di tutta la chiesa, a cerimonia finita.

mercoledì 18 febbraio 2009

Risvegli



Che i bambini passino la maggior parte del loro tempo a dormire, appena nati, è risaputo, ma che poi le cose cambiano bisogna sperimentarlo.
Ecco perchè la bomboniera del primo, Giovanni nato nel 2002, ritrae un angelo che dorme, mentre quella di Emanuele, nato nel 2006,  non c'è bisogno che ve la spieghi.

domenica 25 gennaio 2009

Polvere di stelle

Raccolta delle stelle

Gli uomini, aiutati da uccelli robot raccolgono la polvere di stelle per dare vita e luce ai pesci e ai fiori.

sabato 10 gennaio 2009

Festa grande


Giovanni così immagina l'Ultima Cena.

Al centro c'è Gesù seduto a tavola, in piedi i discepoli che possono essere femmine anche se hanno i pantaloni.


Ai Dodici si è aggiunto lui, il piccolo a sinistra in basso con il palloncino.


I simboli in alto indicano che alla cena possono partecipare tutti, uomini e donne, grandi e piccini.


Così me l'ha spiegato.