giovedì 28 maggio 2009

Emanuele e l'ascolto



Emanuele ha quasi tre anni e non si è ancora rassegnato al fatto che la mamma lo lasci per andare al lavoro. Il suo è un pianto dirotto, disperato e a nulla finora sono valse le rassicurazioni delle persone che ne devono fare le veci: il papà, quando c'è, i nonni, la maestra dell'asilo.
“ La mamma torna presto, la mamma sta tornando, la mamma non è andata via, la mamma è andata a comprarti un gioco ecc. ecc.”.
Se è possibile piange più forte, quando ci sente parlare così.
Dobbiamo aspettare quindi che gli passi e che si distragga.
Ieri è accaduto di nuovo.
La primaria forma dell'amore è l'ascolto, mi sono detta.
Come avrei potuto calmare Emanuele? Come comunicargli l'amore
?
Ho pensato che, se fossi stata Emanuele, non avrei creduto alle fandonie che mi stavano raccontando su dove stava la mamma e su quando sarebbe tornata.
Ho pensato che a me faceva soffrire il fatto che non ci fosse, che non potevo godere delle sue braccia, dei suoi baci, delle carezze, del suo occhio vigile e attento.
“ Piangi perchè la mamma ti manca, vero Emanuele? Piangi perchè vuoi le sue coccole? Le mani della mamma sono calde... le sue braccia ti stringono forte...è bella la tua mamma..è la più bella del mondo...perchè ti vuole bene...perchè non c'è nessuno che ti sappia consolare come lei...”
Non ho avuto bisogno di continuare, perchè Emanuele aveva smesso di piangere per ascoltare come era bella e buona la sua mamma.