mercoledì 28 novembre 2007

La luna

Quando don Remo chiese la mia collaborazione alla radio, mi propose di parlare di geografia, una materia che non ho mai amato, ma che ero stata costretta ad insegnare per tanti anni. Non volevo dirgli di no, ma ho sperato che le cose andassero in modo diverso, e così è stato.
Oggi mi chiedo se in quella richiesta non ci fosse un suggerimento da parte di Qualcuno che dirige la storia e che ci porta a fare anche ciò che non ci piace e che non sappiamo fare, per insegnarci qualcosa che non conosciamo.

Così cominciai la mia prima trasmissione di geografia.
7 febbraio 2004-  

 La luna
 


Ieri con Giovanni ho visto la luna, l’ho vista con i suoi occhi, ho sobbalzato, guardandola e stupendo per quella meraviglia che si era mostrata all’improvviso ai nostri occhi.

Era piena era tonda, era lucida e bella la luna, ieri sera, quando l’abbiamo scoperta, scostando per caso le tende dalla finestra.

Eravamo intenti a trascinare l’ultima mezz’ora di un pomeriggio, chiusi in casa, io inventando giochi e sorprese, mettendomi a terra, facendo il pagliaccio, battendo le mani, con lui, disegnando semafori e bau bau che sembravano asini e conigli che sembravano oche, facendo torte che non si mangiano, con le mani pasticciate di farina e di acqua e i fornelli accesi per fare la pappa e i pop corn che scoppiano e che fanno pan pan e il tappeto e i giochi e i cuscini e la bimba, il bambolotto, che dorme e ci vuole la coperta e bisogna cambiarla, perché ha fatto la cacca e darle da mangiare e da bere, e il pesciolino che apre e chiude la bocca, e il C.D. che continua a chiedersi: come fa il coccodrillo, buh! chi lo sa? E Giovanni che salta che balla, che piange, che vuole l’acqua e il biscotto e il ciuccio, che vuole premere tutti i bottoni e mettere in moto la lavatrice e aprire tutti i cassetti e giocare con le pignate. 
 
Poi lo sgabello…la stanchezza era tanta…lo sgabello spostato, trascinato a fatica sotto la finestra da lui…e la luna…

A pensarci che c’era la luna, e le stelle, e la notte con le luci lì in alto e quelle che venivano dai palazzi lontani del centro, e i fanali delle macchine che, rade, passavano lungo la strada…

Uno squarcio di cielo, uno squarcio di terra nel buio della sera, attraverso il varco delle tende scostate.

Il tempo mi era scappato a pensare come stupire, interessare un bambino….e gli alberi, e il vento, e le foglie…

Quante cose da vedere, da sentire, quante da raccontare, guardando dalla finestra!

Giovanni è dovuto salire su uno sgabello, per schiacciare il nasino sui vetri e lasciarci l’impronta, e io mi sono dovuta sedere, abbassare, perché fossimo pari e, stretti, facessimo festa alla luna, alle stelle, alle chiome alte degli alberi, alle luci lontane e vicine dei palazzi e delle automobili….

D’improvviso sono scomparsi dalla sua mente i giochi con cui il pomeriggio si era trastullato e le immagini del video che avevano fatto da sfondo al suo desiderio di scoprire e di saperne sempre di più.

Ci siamo abbracciati nel buio e abbiamo passato in rassegna il cielo e poi le cime degli alberi, mosse dal vento leggero, e poi le luci lontane della città, e il bagliore dei fanali che a tratti illuminavano la strada che passa vicino alla casa, e Huc, che non abbaiava, perché era incantato come noi, a guardare la luna…

Voglio ringraziare il Signore perchè, attraverso gli occhi di un bambino, ho scoperto la gioia per l'universo che mi circonda e per tutto ciò davo per scontato.
 








domenica 11 novembre 2007

Una sedia per Gesù


La preoccupazione più grande di Giovanni, il nipotino di 5 anni di cui mi prendo cura, quando mamma e papà sono a lavoro, è dove trovare Gesù, perché non lo vede e lo vuole abbracciare.
Ogni giorno la stessa domanda, che è diventato un assillo.
Le storie di Gesù lo affascinano sempre di più, rispetto a quelle inventate e scritte sui libri di favole, perché sono vere, verissime, grazie a Dio, vedendo ogni giorno i miracoli che fa e che insieme abbiamo imparato a scoprire.
Ho cercato affannosamente una risposta convincente alle sue pressanti domande, ma non sono riuscita ad andare oltre il fatto che, se ci siamo, se c'è il sole, la luna, le stelle e tutto il creato, (e lui aggiunge:” gli alberi, i fiori, l'arcobaleno”), c'è qualcuno che ce li ha messi.
Ma evidentemente non ne esce convinto, perché ogni giorno mi rifà la domanda su dove e come trovare Gesù.
Poi l'intuizione, la sua, non la mia, l'altro ieri, mentre cercavo di trovare le parole per spiegargli chi era lo Spirito Santo, l'altro Consolatore che Gesù ci aveva lasciato, quando era salito in cielo.
L'idea del consolatore gli era piaciuta parecchio, quando gliel'avevo detto la prima volta.
Ma l'impresa di descriverglielo non era facile,  anche se a chiedermelo  fosse stato uno  più grande di lui.
Giovanni è diventato molto esigente e, dall'ultima volta che ne abbiamo parlato, è cresciuto non solo in altezza.
Ma poi, dopo aver chiesto perdono a Dio per l'eventuale eresia, mi è venuto di dire: “ Lo Spirito Santo è una persona che abita con Gesù, uno della sua famiglia, un suo amico carissimo, che vive con lui e con suo Padre, di cui si fida ciecamente e che ci ha lasciato, per rivolgergli le nostre preghiere e per chiedergli aiuto nei momenti di difficoltà”.
Il problema della visibilità però rimaneva.
”Perché, quando mangiamo, non mettiamo una sedia vuota, così Gesù ci si può sedere e noi lo vediamo?”, ha esclamato con un fremito improvviso negli occhi.
”Chi te l'ha detto, Giovanni della sedia? Qualcuno te ne ha parlato!”, lo incalzo, sicura che all'asilo la suora gli ha raccontato una storia di questo genere.
“ No nonna, ci ho pensato da solo”, mi ha risposto con calma e determinazione. Poi, preso da un crescente entusiasmo, ha aggiunto:”Così ce lo possiamo portare anche in camera la sera, quando andiamo a dormire, e in viaggio, anche se stiamo un po' stretti ed Emanuele lo vede da dietro!”.
Emanuele è il fratellino di 15 mesi che, insieme alla mamma, occupa il sedile posteriore della macchina, quando la famiglia si sposta.
Ci siamo abbracciati per la contentezza,  mentre gli dicevo che quella cosa bellissima che gli era venuta in mente, gliel'aveva suggerita lo Spirito Santo e che, che attraverso lo Spirito, era Gesù che gli parlava.
Gli si sono illuminati gli occhi e anche a lui sono spuntate le lacrime, mentre ci rotolavamo felici sul grande lettone, dove viene a rifugiarsi, quando torna da scuola.
Mi sono chiesta il giorno dopo che fine avesse fatto quella sedia, se aveva continuato a pensarci.
Così, mentre lo accompagnavo all'asilo, gli ho chiesto come aveva risolto il problema della sedia, la sera, nella cameretta dove dorme con il fratellino e dove non c'è posto neanche per passare, per via dei giocattoli che la riempiono.
“Non c'è problema nonna”, mi sono sentita rispondere, “ Gesù non ne ha avuto bisogno, perchè gli ho fatto spazio nel letto e me lo sono abbracciato”.