Oggi,
commemorazione di tutti i defunti, la chiesa gioisce, celebrando la
vittoria della vita sulla morte.
Ricordo
che chiesi a don Luigi, ero agli inizi del cammino, se era un dogma,
quello della resurrezione della carne.
A
dir la verità, la cosa non mi piaceva per niente perchè, se in
questa vita non potevo prescindere dalle esigenze del corpo, per via
della malattia che era diventata la mia scomoda compagna di viaggio,
il pensiero di liberarmene mi arrideva parecchio e mi consolava.
“Certo!”,
mi aveva risposto scandalizzato il sacerdote, senza però spiegarmi
il perchè.
Fu
da allora che mi misi a cercare tutti i testi che mi illuminassero
sull'infinita misericordia di Dio, che, a mio parere, non poteva
permettere che, dietro, ci portassimo un ingombro tanto inutile
quanto dannoso.
Così
almeno pensavo.
E'
stato Giovanni, quando aveva quattro anni, a spiegarmi il mistero.
Per
consolarlo della morte recente di mio padre, a cui era molto legato,
gli avevo detto che in cielo c'era ad aspettarlo da tempo il suo
papà, che lo aveva lasciato, prima che imparasse a camminare, del
quale consevava sulla guancia il calore di una carezza ricevuta,
quando era ancora in braccio alla madre.
Lui,
mio padre, non le cercò altrove, le carezze, né le diede mai, tutto
occupato a provvedere ai bisogni materiali della sua famiglia.
Quando,
carico di anni e provato dalla malattia, mi diceva che era stanco e
che voleva morire per riposarsi, gli rispondevo che aveva un debito
di baci e di abbracci, che non ancora aveva assolto nei miei
confronti.
Stando
a questo, i miei non avrebbero dovuto morire mai, visto che “i
figli si baciano solo di notte, quando dormono”, come soleva dire
mia nonna.
Ma
purtroppo quello che temevamo è accaduto e oggi mi ritrovo a pensare
a loro e agli abbracci che mi sono stati negati e che ho negato a mio
figlio.
Lo
scorso anno il 2 novembre mi colpì l'omelia di don Ermete sulla
meditazione dell'antifona d'ingresso della I messa del giorno :
Gesù
è morto ed è risorto;
così
anche quelli che sono morti in Gesù
Dio
li radunerà insieme con lui.
E
come tutti muoiono in Adamo,
così
tutti in Cristo riavranno la vita. (1Ts 4,14; 1Cor 15,22)
Ci
feci un post a riguardo , tanto mi commossero e mi traghettarono
nell'Oltre le sue parole.
Ma
il Signore fa nuove tutte le cose e questa mattina mi sono messa a
pensare che lo Spirito Santo mi avrebbe parlato anche in una chiesa
diversa da quella dove avrei voluto recarmi, anche se , come dice la
messa don Ermete, non la dice nessuno.
Ad
aspettarmi c'era Gesù, il suo abbraccio inchiodato ad una croce, lo
stesso che mi aveva conquistato 8 anni fa, quando per la prima volta
varcai la soglia di quella, che sarebbe diventata la mia chiesa.
A
petto scoperto, oggi come allora era lì a dirmi:”Guarda che mi
fido di te: puoi farmi quello che vuoi, perchè ti amo così come sei
e continuerò ad abbracciarti tutte le volte che qualcuno si
dimenticherà di farlo al posto mio”.
Mi
è venuto subito in mente un altro abbraccio, quello di mio padre,
che se ne andò prima di aver saldato il conto con me, all'abbraccio
con il padre che lo stava aspettando, alla festa in cielo per il suo
arrivo.
Ho
pensato a Giovanni, che non aveva dimenticato quella storia di
abbracci, con la quale lo consolai quando dovetti spiegargli che
nonno Pierino era tornato nella casa da dove era venuto, e dove tutti
ci ritroveremo: la casa del papà di tutti i papà.
Di
tutto ciò, il piccolo aveva fatto tesoro e, dopo essersi accertato
del legame di parentela che univa me e mio figlio “ Sei tu la mamma
del mio papà?”, e ”Questa è tua madre?”, guardando ora l'uno
ora l'altro, (un tormentone che durò settimane) se ne uscì
dicendo:“Allora perchè non l'abbracci?”, lasciandoci tutti di
stucco.
Ricordo
il brivido che mi percorse la schiena, la commozione, le lacrime che
feci fatica a ricacciare indietro, quando, accorgendosi del nostro
imbarazzo, Giovanni, che non sopporta vedere la gente soffrire,
aggiunse:
“Non
ti preoccupare nonna, in cielo c'è il tuo papà che ti abbraccia!”.
Questa
mattina alzando lo sguardo al crocifisso, non ho potuto fare a meno
di pensare che il 2 novembre è una festa di abbracci, e che non a
caso risorgiamo con il corpo.
Di
braccia, almeno, avremo ancora bisogno.