Sfogliando il diario...
Una delle prime certezze acquisite fin
da piccola fu che a mio figlio mai avrei dato il nome di un nonno,
perchè mi sembrava una barbara usanza, una violenza vera e propria.
Mio figlio si sarebbe dovuto chiamare
Marco, quindi, e non Franco, come il padre di mio marito, perchè
questa soddisfazione era l'ultima che gli avrei voluto dare, a costo
di passare sul suo cadavere.
Ma quando nacque mio figlio Franco era
domenica sera, durante l'orario delle visite.
A quell'ora, a fargli festa, c'erano tutti, compreso il
nonno in questione, (tranne io, che ero sotto anestesia).
Quando mi svegliai me lo trovai già
bellechiamato con quel nome che tutti gli diedero per la straordinaria
somiglianza con il ceppo paterno.
Ieri Giovanni a tavola ci ha raccontato
di come gli piaccia guardare le persone e vedere se il nome gli si
addice.
Prendendo tra le sue piccole mani la
faccia del suo papà ha detto, facendo una smorfia, che Franco era
proprio un bel nomee che suo padre non aveva la fronte, nè il naso,
né i capelli di Marco.
No Marco proprio non gli stava bene
come nome!
Io gli avevo raccontato la storia dei
nomi e anche del suo che si era scelto, quando stava ancora dentro la
pancia di sua madre.
Era la storia di 4 bigliettini su cui i
suoi genitori avevano scritto: Matteo, Mattia, Giovanni ed Emanuele e
che per tre volte gettarono sulla pancia dove lui era custodito.
Per tre volte il nome Giovanni avanzò
per primo e questo fu il segno.
Giovanni:: Dio ama. Giovanni il
discepolo che Gesù amava. Giovanni il nome del nonno.
Ieri poi , pensando al mio nome
Giovanni ha detto che Antonietta è bello e mi sta bene, ma benissimo
mi sta nonna Etta.
Giovanni mi ha ribattezzato ed è
questo ciò che oggi voglio meditare.
Perchè ti innamori del nome quando
scopri che alla base c'è un gesto d'amore o di riconoscenza che non
sempre e non subito rusciamo a scorgere.
febbraio 2009