In
questo Natale ho fatto la cercatrice di stelle, la pescatrice di “
scintillanti”
E'
quando non hai niente che ti si apre il cuore, il terzo occhio, come
lo ha chiamato Giovanni, il mio nipotino, ieri sera, mentre cercavo
di spiegargli la differenza tra felici e infelici, contenti e
scontenti.
Il
terzo occhio l'ho aperto eccome all'incursione dello Spirito, che non
si fa attendere, quando ti lasci portare da Lui, lì dove non
vorresti, lì dove non ti sei mai avventurato di entrare.
Ques'anno
non ho apparecchiato io la tavola, non ho preparato succulente
pietanze per i pochi rimasti all'appello, perchè mi sono ammalata,
di più, come se non bastasse.
E'
dura consegnare lo scettro, accettare che altri facciano quello che
per tutta la vita hai fatto tu in modo, a parer tuo, magistrale.
"In
verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la
veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai
le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu
non vuoi (Giov 21,18)".
Così
sono andata, siamo andati, in verità, io e mio marito a casa di
nostro figlio, che ci abita di fronte, ad aspettare il Natale.
Era
la prima volta che succedeva, da quando si è sposato.
Abbiamo
così potuto vedere ciò che non avevamo mai visto.
Per
me che non amo gli addobbi eccessivi, che passo la vita a spegnere le
luci, perchè mi sembra uno spreco, che cerco in tutte le cose la
misura, l'ordine, l'armonia, è stata una valanga, un vento impetuoso
che mi ha rapito, quando abbiamo bussato al campanello della porta
accanto.
Giovanni
ed Emanuele ci hanno accolto con i cappellini a luci intermittenti,
Monia, la mamma, la padrona di casa, con il frontino su cui erano
montate le corna rosse di una renna.
E poi il presepe...piccolo,
in un angolo riparato, tra le poltrone, faceva da sfondo ad uno
schermo digitale su cui comparivano immagini della natività e foto
di tutti i Natali vissuti in quella famiglia, da quando sono nati i
bambini.
E le calze appese, gli angioletti con i campanelli e i babbi
natale che cercano di scalare le porte e il balcone e tanto altro
ancora.
L'albero
l'ho notato per ultimo, fatto con i pon pon che con pazienza i bimbi
insieme alla mamma avevano confezionato nel tempo dell'Avvento, a cui
i disegni e le letterine attaccati con le mollette aumentavano la
sensazione di un caldo e piacevole tepore.
Tutto
usciva dai miei schemi, tutto era nuovo per me.
Ma
lo “scintillante” è stata la Bibbia, poggiata sul baule, aperta
sul passo del vangelo di Luca (Lc 2,10-11), quello che si legge nella
messa della notte di Natale, quando è nato Gesù.
E'lì
che ho trovato la grotta e adorato il Bambinello.
Ho
ripensato ai natali della mia vita, a quelli che fino al giorno prima
avevo rimpianto e ho ringraziato il Signore che non smette di farmi
regali.