sabato 21 luglio 2012

Babele moderna

Viviamo in una civiltà schizofrenica e non bisogna andare lontano per accorgersene.
Ieri con una sofferenza indicibile, ma con tutto l'amore che potevo metterci, ho preparato il pranzo per tutti, pur se le mie forze non bastavano a prendermi da sola un bicchiere d'acqua. 
Sapevo che i bambini sarebbero tornati affamati dalla scuola dell'estate, che mio figlio e mio marito girano come le trottole per cercare soldi e lavoro, che mia nuora, l'unica con un posto non si sa per quanto tempo sicuro, sarebbe tornata, approfittando della pausa pranzo, che si riduce a 15 minuti,(viste le distanze) e che non c'era niente di pronto.
Consapavole che nessuno mi avrebbe ringraziato, perchè nessuno aveva chiesto, mi sono guardata intorno e ho visto come vanno le cose.
Ognuno era proiettato in quello che avrebbe dovuto fare il pomeriggio o il giorno dopo. 
Di qui rimproveri perchè i bambini si stavano sporcando, a me indicazioni per non farli scendere in giardino a giocare, perchè dovevano essere lavati asciugati e vestiti di tutto punto per le 17.30, ora fissata per il controllo annuale dalla pediatra.
Mio marito e mio figlio parlavano al telefono per dare preventivi o prendere ordini, mia nuora urlava perchè era tardi ed era stanca e nessuno la stava a sentire per i vestiti che poi i bimbi avrebbero dovuto indossare.
Il problema è che nessuno ha capito dove li aveva messi.
Mio figlio è andato a stirarne degli altri, mio marito ha fatto fare la doccia solo a Giovanni, facendogli indossare canottiera e mutande di Emanuele che ha 4 anni di meno,  e la maglia e i pantaloni sudati e sporchi della scuola dell'estate.
Emanuele si è defilato dicendo che stava facendo un disegno e che non aveva tempo per la doccia.
Non so cosa sia successo alle 17,30 quando la mamma, uscita dall'ufficio se li è venuta a prendere di corsa, e non lo voglio sapere.

C'è stato però un momento, in cui gli adulti si sono allontanati da tavola, e io sono rimasta sola con i bambini.
Mi sono bastati cinque minuti per sapere cosa avevano fatto al mattino.
Emanuele ha confidato a me e al fratello che ha trovato un amico che gli ha insegnato a fare il portiere. Gli ha detto che per allenarsi, in mancanza di un compagno con cui giocare. basta anche un muro su cui lanciare con forza la palla e poi cercare di prenderla.
Giovanni che è un portiere collaudato mi ha detto che aveva scoperto una cosa importante, proprio quel giorno.
"Volere non è potere" mi ha detto, perchè gli avevano fatto goal da una posizione che riteneva supercollaudata e sicura.
Ho chiesto loro se quello che stavano mangiando era buono. 
"Buonissimo!" hanno risposto.
"Allora ringraziamo Dio, perchè se fosse dipeso dalla nonna,  le cose sarebbero andate in tutt'altro modo."
Peccato che poi sia rientrato mio figlio sul più bello per ricordare a Giovanni di mettersi il deodorante.
Ieri sera sotto le poltrone della sala ho trovato un sacchetto con i vestiti puliti e in ordine che i bambini avrebbero dovuto indossare.

Questo è il disegno di Emanuele
Un camion porta una casa. Dove?

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