Ieri Giovanni ha festeggiato la sua prima Comunione.
Con questa lettera abbiamo accompagnato il regalo.
Caro
Giovanni,
cosa
dirti in questo giorno in cui ci chiami condividere la gioia di aver
trovato finalmente lo SCINTILLANTE, la fonte, quella che illumina il
mare increspato del mattino, riempiendo di luce le piccole gocce
d'acqua, che ti fecero sgranare gli occhi quando eri piccino?
L'hai
visto, l'hai sentito, l'hai toccato Gesù!
Ti
sei emozionato, commosso quando i vostri sguardi si sono incrociati.
La
Sua tenerezza ti ha percorso la schiena.
L'amico,
il fratello, il padre, quello che ti ama anche se fai i capricci,
anche se sbagli un rigore...
Non
c'erano, il 5 aprile, Giovedì santo,il giorno della tua prima Comunione, fotografi nè invitati, ma
solo voi bambini, gli amici intimi di Gesù, quelli a cui non ha
nascosto i misteri più grandi del regno.
In
quell'occasione hai visto realizzato finalmente il desiderio che
anni fa avevi espresso in un disegno che tenevamo gelosamente
custodito in un cassetto.
Essere
il tredicesimo apostolo.
Ricordi
quando chiedevi dove potevi trovare Gesù? E quando ti venne l'idea
della sedia vuota da mettere a tavola perchè ci si sedesse, dello
spazio che gli hai fatto nel letto così che te lo sei abbracciato?
Ricordi
quando eri triste e ti bastava un caro caro, una canzone, una storia,
la luna, le stelle, un fiore, una formica, per tornare a sorridere?
Ricordi
quanto ti rendeva felice, dopo aver deciso di fare il buono, scoprire
gli scintillanti, quando cercavi di cacciare l'angioletto cattivo,
forzando con le dita le palpebre, per aprire gli occhi e farci uscire
la luce?
Gli
scintillanti, ricordi?
Era
un gioco, ma anche un cammino alla ricerca di ciò che ci rende
felici.
Un
giorno facesti un disegno in cui, contornati da raggi di luce, tu
piangevi e io ti stringevo la mano.
Mi
dicesti, porgendomi il foglio “Ecco nonna il paradiso: quando tu
mi accarezzi e mi consoli.”
Un'altra
volta, dopo aver constatato che tutti giochi che ti avevano regalato
al compleanno, ti avevano solo fatto venire il nervoso, perché erano
tanti, perché ci mancavano le pile, perché ci voleva qualcuno che
ti spiegasse e giocasse con te, esclamasti che quelle cose non
servivano a rendere felice un bambino.
Serviva
un bacio, un abbraccio, uno che gli volesse bene.
Per
carnevale comprasti la maschera dell'eroe buono, il Sommo
Luminescente, perché credevi che c'è sempre uno che riporta la
pace, la salvezza, la gioia, aggiusta tutte le cose, ripara le
ingiustizie.
Il
robot che, uscito dal castello di Erode, sparava fiori sulla strada,
per riportare la pace, i robot che catturavano la polvere di
stelle per ridare luce ai fiori e vita ai pesci, i
disegni della luna e del sole che ballavano insieme, delle nuvole che
si erano messe d'accordo per far smettere di piangere un sole
bambino, parlavano della tua sete di pace, di amore, di vita.
Avevi
imparato a dire grazie per tutto: per i fiori, per gli uccellini,
grazie per il parcheggio, grazie per una persona adulta che ti
facesse fare il bagno al mare, grazie per un bambino che giocasse con
te … grazie per la luna, per il sole, per le patate, per i
colori...
Dio
amore, scrivesti sotto le tre persone disegnate che si tenevano per
mano: una mamma, un papà e un bimbo.
Avevi
4 anni e non sapevi ancora scrivere. Chissà dove avevi imparato!
La
tua famiglia ideale.
Quando
l'hai fatto pensammo fossi diventato un profeta e non ci soffermammo
sul fatto che mancava Emanuele.
Perché
Emanuele era nato da quattro mesi, ma tu, solo l'anno successivo, lo
hai messo con te ad aspettare Babbo Natale, nel disegno attaccato
alla porta d'ingresso.
Se
te ne ricordavi gli davi i connotati di una bimba, la “sorellina
che avresti voluto sposare”.
In
un disegno la mettesti accanto alla mamma, che ti separava da lei,
nella casa roulotte dove tutti si volevano bene e tutti volevano bene
a Gesù.
Però
i raggi che riunivano le persone nell'amore erano quattro, papà e la
nonna, la sorellina e la mamma divisi da una scala, su cui tu
piccino ti accingevi a salire per vedere cosa stava facendo il nonno
al piano di sopra.
Eravate
gli unici che non salutavano dalla finestra della roulotte, gli unici
per conto vostro.
In
te c'era la tensione a cercare un aggancio nella persona che sentivi
più amica, più disponibile ad accettarti per come eri e a giocare
con te, dimenticando le regole.
Ma
dovevi uscire dal guscio e scontrarti con un mondo diverso da quello
ovattato della tua casa.
L'anno
dopo comprasti la maschera da scheletro per fare paura
e
eri ansioso di vedere se i tuoi amici si sarebbero spaventati
davvero, se finalmente, indossando una maschera potevi stare
tranquillo, difeso dalle loro aggressioni.
I
mostri si erano sostituiti ai Tele-tubbies, a Byron, il tuo peluche
di carne che ci aveva lasciato, alle braccia accoglienti dei nonni,
quando mamma e papà erano al lavoro, alla curiosità sempre
soddisfatta di scoprire il bello e il buono di ogni cosa.
Giovanni,
in questa ricerca di ciò che ti rende felice sei arrivato a pensare
che forse bisognava fare paura per non essere sopraffatti dagli
altri, messi da parte, presi per il cravattino... la temuta
cerniera, le sciarpe, perché qualcuno se ne potrebbe servire per
catturarti e farti morire strozzato.
Ora
con fierezza porti senza problemi il fazzolettone, simbolo che sei un
lupetto legato ad un branco che ti protegge e che devi proteggere con
l'aiuto di Dio.
Sei
diventato anche portiere e hai imparato a parare i colpi degli
avversari.
La
preghiera è diventata per te lo strumento per allontanare la paura.
Oggi
ci hai invitato a fare festa con te, per condividere la gioia di
stare con la Persona che ti ha cambiato la vita.
Per
tutto quello che attraverso di te abbiamo capito del mistero di Dio,
GRAZIE.
Gesù,
lo Scintillante, sia sempre la luce che fa brillare i tuoi occhi.
Perché
bisogna ridiventare bambini per capire il senso delle parabole.
nonna Etta e nonno Gianni
Salmo
8
Con
la bocca di bambini e di lattanti:
hai
posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
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